Show Sidebar
/ / Abitare in un camino
Abitare in un camino

Da qualche tempo è in atto un gioco al rimpicciolimento progressivo. Al punto che, anche nelle nostre case antiche, il camino ha perso buona parte di quella centralità che ancora manteneva sino a pochi anni fa, quando un bel focolare si candidava facilmente a una copertina di CasAntica.

Le nuove normative in tema di sicurezza – e le restrizioni in tema di camini aperti – hanno contribuito a relativizzare le consapevolezze dei tempi andati, quando il camino era l’unica fonte di calore domestico. 

Nella stragrande maggioranza delle case ristrutturate, il camino non serve più realmente per scaldare. Sono poche, pochissime la dimore che ancor oggi usufruiscono del solo focolare a legna. In tutte le altre ci sono le stufe, i caloriferi, il riscaldamento a pavimento, a parete

 

Il camino ieri e oggi

Il camino – oggi – serve soprattutto per creare un’atmosfera. Nè più né meno come un televisore da accendere occasionalmente, nelle giornate d’inverno, per creare un sottofondo visivo (il fuoco ha da sempre la capacità di attrarre irresistibilmente lo sguardo) e acustico (lo scoppiettìo e il crepitìo del fuoco regalano alla dimensione domestica fascinazioni quasi musicali). 

L’importante è che la cornice sia elegante. E per goderne è sufficiente la fruizione frontale, possibilmente a debita distanza. In passato non era esattamente così: la funzionalità era più importante di qualsiasi capriccio estetico. E per goderne appieno del calore non c’era limite alla prossimità. 

 

Focolari abitabili

Addirittura c’erano veri e propri camini abitabili dove le famiglie trascorrevano le giornate d’inverno. Non era un semplice angolo legato a un lussuoso relax, come si pensa oggi. Quei focolari giganti erano il cuore della vita domestica. Lì la massaia cucinava per la sua grande famiglia. Lì si tenevano al calduccio le vivande per chi doveva rientrare dai campi, dal lavoro o da scuola. Lì c’era sempre un paiolo d’acqua calda pronta per l’uso. Lì le donne ricamavano, cucivano, rammendavano (facendo tesoro anche della luce proveniente dal fuoco, alternativa, prima dell’avvento dell’elettricità, alle poche ore di luce solare). Lì si mettevano ad asciugare i panni bagnati dalla pioggia o dalla neve (ci si spostava spesso a piedi, senz’automobile, protetti da un ombrello e da un provvidenziale tabarro da asciugare ogni volta). Lì i bambini giocavano. Lì gli uomini, nelle giornate di maltempo, quand’erano impossibilitati al lavoro all’aria aperta, riparavano piccoli oggetti e attrezzi di lavoro. Lì, a due passi dal fuoco, si poneva il mastello per lavarsi. (l’alternativa, meno profumata, era il mastello nella stalla). E lì si trascorrevano le serate, allietate dai racconti della nonna, del nonno e degli zii più anziani, che, per ragioni di età e di rispettabilità, avevano sempre diritto di prelazione sulle sedute collocate all’interno del camino.

 

Cuore “ricreato”

Girando per CasAntica abbiamo ammirato numerosi camini giganti. Per questo nostro blog ne abbiamo scelti due, entrambi legati alla Toscana (una delle regioni che più insegnano in tema d’antico), che raccontano due storie diversissime.

Il primo si trova in una casa nella Val d’Orcia, all’interno di un gigantesco soggiorno al pianterreno. Agli occhi dei nostri contemporanei, si direbbe la collocazione più ortodossa. Eppure così non è. Perché, specie in molte costruzioni contadine del centro Italia, il pianterreno era quasi sempre destinato al lavoro. Vale anche per questo grande ambiente, sormontato dalle tipiche volte in mattoni e scandito verticalmente da colonne e pilastri “da stalla”. Non solo: una porzione del perimetro del focolare è cinta da una mangiatoia e c’è anche uno scomparto per il sale pastorizio. Ciò significa che il camino è stato ricreato. Per alloggiarlo scenograficamente, mitigando l’atmosfera “da stalla”, si è utilizzato un imponente architrave. E l’interno è percorso da panche in muratura. “Volevamo un modello di grande camino toscano che si adattasse ad una grande casa come la nostra – ci aveva raccontato il padrone di casa – Il modello di riferimento lo abbiamo trovato in un museo dell’arte contadina nel senese”.

 

C’era una volta una cucina

Il secondo focolare si trova invece in una bella costruzione contadina in provincia di Arezzo, in quella che, oggi, è una stanza da letto. Un ambiente sorprendente, amplissimo, rivisitato con un pizzico di libertà creativa. Eppure il camino è proprio quello originale, mantenuto nella sua collocazione di sempre. Perché qui, al primo piano, si trovavano gli ambienti domestici veri e propri, E questa camera, in passato, era la cucina. 

Agli occhi della contemporaneità, questo ribaltamento tra “zona giorno” e “zona notte” appare come uno sbilanciamento concettuale. Eppure rappresenta uno dei paradossi più illuminanti dell’antico. Difatti, quasi sempre, per assecondare le modalità di fruizione di una casa, i proprietari ricreano la zona giorno al pianterreno e trasformano i piani superiori in zona notte, talvolta contravvenendo alle preesistenze più suggestive e caratteristiche. Come nel caso di questo camino abitabile, un tempo vero “cuore della vita familiare”, oggi soppiantato da un nuovo “cuore” ricreato.

Articoli simili