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È l’Iris il fiore “vero” simbolo di Firenze

Un numero di sorprese, di profumi, di fiori e arredi.
GiardinAntico 16 nasce all’insegna della natura e dei colori, ma anche delle suggestioni e dei sentimenti.
La prima rivelazione arriva da Firenze, dove lo scorso maggio si è celebrato il 55° concorso internazionale dell’Iris, organizzato dalla società Italiana dell’Iris (S.I.D.I.).
Evento a suo modo storico, in cui una prestigiosa giuria è chiamata a pronunciarsi su decine e decine di Iris, il fiore vero simbolo della città.
Sì, non è il giglio come vuole la tradizione popolare. Lo dimostrano le fonti, lo sanno i fiorentini più preparati e attenti. È un Iris quello rappresentato nel gonfalone di Firenze, come scrive una medievale guida del Comune, precisamente “un iris fiorentina, che cresce in gran numero sulle mura…”; infatti in passato il gonfalone presentava un Iris bianca in campo rosso. Poi nel 1266 con la cacciata dei Ghibellini, i Guelfi invertirono i colori bianco e rosso e cambiarono il vessillo. Ma questa è un’altra storia.

La seconda sorpresa arriva dalla provincia di Rieti, nei boschi della Dea sabina Vacuna, dove esiste un roseto speciale, con oltre 5000 fiori da tutto il mondo. Non è un vivaio, non è un giardino botanico, non è un parco monumentale che mette soggezione. È un’esperienza, un viaggio nella storia e nella cultura della rosa, un po’ alla ricerca di quella preferita, un po’ alla ricerca di se stessi.

Poi ci sono le peonie, presentate dal suo signore, nel suo regno nel viterbese. Gian Lupo Osti, un tempo ingegnere protagonista dell’Italia, oggi studioso e collezionista di fama mondiale. Tanto che la Cina gli ha dedicato il nome di una peonia, appunto.

Sulle rive del Lago Maggiore c’è poi un bosco colorato, dove ci sono le nuvole rosa. Merito del cornus, una pianta meravigliosa, che si esalta nel verde rigoglioso circostante.

Non è tutto: Villa Arvedi ci racconta la storia di una famiglia che nella casa e nel giardino ha trovato la continuità, la memoria, il legame con il passato e con i propri avi. Una testimonianza significativa, a maggior ragione di questi tempi frettolosi e forse superficiali.
Una testimonianza che abbiamo raccolto in un cortile. Con il profumo dell’erba e delle rose.

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