Il ciclo della vita… e della terra
Il progetto “Terra, vita, eterno incanto”, curato da Elena Ziliotti e realizzato da Davide Passera, è stato presentato ad Orticolario 2024 e rappresenta un omaggio alla Terra, quale matrice universale; oltre ogni confine geografico, trasversale a tutte le culture.
Uno sguardo a Orticolario 2024
“Alla ciclicità della terra, che è ciclicità della vita”. Così recitano le prime parole del tema di Orticolario 2024, che vede la terra quale protagonista dell’edizione. La terra intesa come suolo, come matrice universale. Dal latino matrix (genitrice, utero), la terra è madre, è principio di vita. Nella terra il seme germoglia e la radice trae nutrimento affinché la pianta possa svilupparsi fino a formare fiori e produrre frutti. Alla terra la pianta fa ritorno, quando la vita finisce e subentra la morte affidando ad essa i suoi semi, nella speranza del principio di una nuova vita.
Dalla terra alla terra dunque: è questa la ciclicità della vita! La vita è, del resto, intrinsecamente legata al concetto di morte. Non c’ è vita senza morte, così come, nel ciclo eterno dell’esistenza, non può esserci morte senza vita. Questa indissolubile unione di vita e morte è alla base della ciclicità della terra.
Nella cultura orientale il simbolo Taijitu (YIN – YANG) rappresenta graficamente questo dualismo morte – vita. Tutto il mondo fenomenico è retto da questi due principi, opposti, ma complementari, ed indissolubili. Se esiste uno YIN deve esistere uno YANG e YIN può diventare YANG, così come la notte si trasforma in giorno o la vita si trasforma in morte e viceversa, eternamente, ciclicamente.
Il progetto
In “Terra, vita, eterno incanto” il disegno YIN – YANG è la base planimetrica del progetto e la ciclicità della vita è il “fil rouge” che guida la composizione vegetale. Una composizione che porta quindi in scena tutti gli elementi della ciclicità della terra: semi, germogli, fiori e frutti, disposti in senso ciclico e in ordine logico.
Osservando l’allestimento si nota evidente un suolo scuro, una terra schiacciata dalla sovrastruttura antropica. Appaiono tratti di rotaie e brandelli di cemento che sottraggono spazio alla vegetazione, alla vita. È l’esemplificazione della morte che domina lo spazio YIN, l’elemento scuro del Taijitu. Per richiamare la cromia del simbolo orientale, tutto lo spazio retrostante è stato poi strutturato con vegetazione dalle foglie scure.
La vegetazione, simbolo di rinascita
Tra elementi della struttura ferroviaria e pezzi di un piazzale automobilistico risplende il piccolo cerchio YANG, un punto di vita nella distesa della morte. Fiorito, colorato e luminoso, grazie alla romantica esplosione lilla dei fiori doppi di Colchicum autumnale “Waterlily” e gli alti fiori imbutiformi di Colchicum “Giant” che troneggiano sui primi. Dietro ad esso, mischiati al suolo scuro ed arido, sono sparsi semi di girasole. Al seme è così affidato l’importante compito della rinascita. Da essi infatti può ripartire la vita, tra germogli di Brassica oleracea, bassi arbusti con foglie color vinaccia (Loropetalum chinensis e Weigela florida “Alexandra”), fiammeggianti Imperata cylindrica e radi fiori di Verbena bonariensis, che fanno capolino come fioche luci in una coltre scura.
La vegetazione sale finché lo sguardo viene catturato da un esemplare di Ziziphus jujuba, apparentemente secco; sembra morto. Il suo tronco grigio ed i giovani rami gialli disegnano una struttura scheletrica che si stacca con contrasto dalla massa sempreverde dei Cotinus coggygria “Royal Purple”, intrecciata alle grandi foglie purpuree degli Acer platanoides “Crimson King”. Ma il Giuggiolo (Ziziphus) non è morto: una moltitudine di frutti attende inerme di cadere al suolo!
Alle spalle del Giuggiolo la composizione è alta e piena, come a far da schienale alla panca ad arco disegnata dalla curva “ad S” che divide lo YIN dallo YANG. Vicino alla seduta le insolite infiorescenze a pannocchia di Amaranthus hypocondriacus “Opopeo” ammorbidiscono le punte della Cordyline australis “Red Star”. Un’alta Phytolacca americana dagli steli scarlatti e flessuosi si piega morbidamente sotto il peso dei suoi grappoli colmi di bacche violacee.
Un invito alla riflessione
La seduta offre al visitatore la possibilità di fermarsi a pensare; riflettere sulla ciclicità della terra, ammirare la magia della vita. Dinnanzi alla panca si trova un albero secco. Esso è posizionato nel piccolo cerchio YIN, contenuto all’interno del verde e luminoso spazio YANG, che rappresenta la vita. Appesa ai suoi rami una moltitudine di semi danzanti al fruscio del vento. È questo il simbolo della simultanea fine di una vita e dell’inizio della magia che la perpetua.
Una pioggia di semi
Dai semi che cadono dall’albero morto può infine ricominciare il ciclo della vita. Talee di Salix alba fuoriescono da un sottobosco di felci dalle fronde morbide e pennate (Athyrium filix-femina) o contorte e biforcute (Platycerium biforcatum). Le pteridofite si mescolano a foglie di Agapanthus con alti steli carichi di frutti, mentre pian piano cedono spazio all’esplosione delle fioriture, tra compatti cuscini di Aster e leggeri gambi di Anemone hybrida, in un rincorrersi di colori che dal bianco sfumano al rosa, al lilla fino al violetto. Cinque esemplari di Salix babylonica coronano la scena e si collegano volumetricamente all’alta composizione YIN.
Lo spazio YANG è il regno della vita e delle fioriture: è l’evocazione di un eterno incanto! Anche qui una panca curva e morbidamente rivestita con erba offre riposo al visitatore. Quest’ultimo può scegliere se fermarsi e soffermarsi a contemplare la composizione purpurea dello spazio YIN che ha dinnanzi, oppure può decidere di attraversare l’allestimento percorrendo il sinuoso sentiero inerbito che attraversa lo YANG e lambisce lo YIN, fino a raggiungere la “pioggia di semi” che cade dai rami secchi dell’albero morto. Osservare i semi mentre danzano nell’aria, oltrepassare l’albero morto ed uscire dallo spazio creativo, consapevoli della magia della vita.
Piante che (fito)rimediano
Il tema di Orticolario è la terra, e le piante protagoniste di questa edizione sono le fitodepuratrici. Esse aiutano la terra contaminata, degradando e rimuovendo dal suolo le sostanze inquinanti. Grazie a processi naturali queste piante hanno la capacità di assorbire, modificare, traslocare ed accumulare metalli pesanti, elementi radioattivi o composti organici.
Quasi tutte le piante utilizzate nell’allestimento hanno capacità di fitorimedio del suolo. Si citano a titolo esemplificativo solo alcune specie fitorimediatrici, tra le molte piante con capacità di fitorimedio presenti nel progetto. Ad esempio, i cormi dei Colchicum autumnale accumulano Piombo e Zinco ed è una specie potenzialmente interessante nei progetti di rinaturalizzazione di suoli contaminati. L’orticola Brassica oleracea accumula Piombo e Cadmio ed è largamente utilizzata per il suo rapido ciclo vegetativo. L’erbacea Imperata cylindrica, inoltre, viene utilizzata per bonificare i percolati delle discariche. Infine, il legnoso Acer platanoides assorbe e trasloca in radici e foglie Arsenico e Zinco.
Non si dimentichi il Lythrum salicaria, erbacea dalle spighe violette che adorna i fossati della nostra campagna: è in grado di colonizzare i suoli umidi assimilando Piombo a livello radicale. Perfino la pioniera e spesso poco amata Phytolacca americana accumula il Cadmio. Non ultimo in importanza il Girasole: assorbe dal suolo Arsenico, Cadmio, Cobalto, Rame, Piombo, Zinco e li accumula al suo interno. Di facile coltivazione, esteticamente impeccabile, è ampiamente utilizzato nella pratica del fitorimedio. Molte dunque le piante amiche della Terra: alcune comuni nei nostri giardini e nelle campagne limitrofe, altre considerate infestanti, altre ancora usualmente coltivate negli orti.
Le menti creative
In conclusione, “Terra, vita, eterno incanto” è quanto vi abbiamo descritto e narrato: un progetto contemplativo, uno spazio immersivo, una finalità culturale. Ideato dall’architetto paesaggista Elena Ziliotti e realizzato da Davide Passera di Davide Garden (Parma), in collaborazione con Coplant (Canneto sull’Oglio, Mantova), il progetto si è aggiudicato il prestigioso Premio Stampa per l’innovazione dei materiali e l’ecosostenibilità. Ogni elemento del giardino è stato scelto per minimizzare l’impatto ambientale, un omaggio alla fertilità della Terra e al ciclo della vita.