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Il refettorio che non c’era

È uno dei fiori all’occhiello di CasAntica 101. Ed è uno dei gioielli più originali e inconsueti dell’ospitalità italiana, rivolto a viaggiatori solitari e a figure che ambiscono a una rinascita interiore. L’Eremito si trova in località Tarina, a Parrano (TR). “Un luogo per disconnettersi e riconnettersi. In fondo è questo il vero lusso della contemporaneità. Così lo ha raccontato Marcello Murzilli, ideatore, prefiguratore e creatore dell’Eremito nonché fondatore de El Charro, mitica griffe che, negli anni Ottanta, è stato un riferimento imprescindibile in tema di abbigliamento giovane.

L’Eremito sembrerebbe antichissimo, come se si trattasse di un recupero propriamente inteso. Si tratta invece di una struttura edificata ex novo. Difficile crederlo, specie verificando l’utilizzo di materiali senza tempo. Pavimenti, soffitti e pareti raccontano un passato sorprendentemente credibile. E, quanto più lo sguardo indugia in profondità, tanto più questa sensazione si esalta.

 

Uno degli ambienti più emozionanti e il refettorio. Una “sala ristorante” decisamente sui generis. Qui, in sintonia con lo stile di vita dell’Eremito, i pasti si consumano in silenzio, così come anticamente facevano i religiosi. Questo refettorio, dominato da un bel camino, è vissuto soprattutto nei mesi freddi. Non appena il clima lo consente, si pasteggia all’aperto, all’ombra del bellissimo pergolato che si apre alle spalle della cucina, dov’è anche possibile chiacchierare amabilmente.

 

La destinazione d’uso è rimarcata da un affresco realizzato in corrispondenza di una delle volte che scandiscono il percorso, anch’esso realizzato con un approccio senza tempo.

 

 

Lo stile dell’Eremito ha un corrispettivo anche nell’incantevole semplicità dei piatti proposti. Lo chef è Sergio Murzilli, il fratello di Marcello. Sergio ci ha raccontato di puntare su ricette monastiche e contadine e su tradizionali piatti poveri. E i risultati sono da leccarsi i baffi, come nel caso delle tagliatelle ai funghi e della pasta al pesto di zucchine e basilico che abbiamo avuto la fortuna di degustare in occasione della nostra visita.

Disseminate nel refettorio e in tutti gli ambienti, si ammirano curiosissimi punti luce e applique realizzati con picconi, pale ed elementi metallici di vecchi attrezzi agricoli. “Ho fatto felice il trovarobe che me li ha procurati”, ha commentato ironicamente Marcello. Si tratta di tocchi di creatività che regalano un tocco lieve all’intera struttura e che, proprio in virtù della loro scherzosa presenza, rivelano la natura non propriamente antica dell’Eremito.

Certo, si tratta di un approccio al recupero diverso da quello delicatamente familiare che caratterizza la rinascita di una semplice casa antica. Ma che dimostra cosa sia possibile ottenere avvalendosi di pietra, cotto, ferro battuto, legno e, in generale, dei materiali della tradizione. A cominciare da quelli già presenti in loco. Marcello ci ha raccontato che un buon 95% delle pietre è stato raccolto nei dintorni… Il tutto integrato da materiali rinvenuti fra vari raccoglitori. In particolare, un magazzino di Montepulciano e, per quanto riguarda gli arredi, il mercatino di Arezzo.

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