Show Sidebar
/ / La posa a spina di pesce: parquet da signori
La posa a spina di pesce: parquet da signori

Pavimenti in legno. Molti non ne considerano le differenze. In realtà, c’è parquet e parquet. La tipologia del legno e il tipo di posa sono criteri dal fortissimo impatto estetico. A maggior ragione nell’ambito del recupero, perché il legno stagionato esalta il cromatismo, le venature. E ogni singolo elemento modulare si staglia con un’evidenza, preclusa al legno nuovo, che ha ripercussioni estetiche sull’intero ambiente.

Da qualche tempo, la cosiddetta posa “a spina di pesce” sta conoscendo un’insolita fortuna anche fra le case antiche della tradizione italiana. Sino a qualche anno fa, chi ristrutturava una casa fuori città puntava su soluzioni più “rustiche”, essenziali e spartane. La posa “a spina” era associata ai grandi palazzi nobiliari europei fra Seicento e Ottocento (un riferimento imprescindibile è Versailles), a certe ambiziose ville di campagna e ad alcune dimore cittadine.

Oggi, queste distinzioni si sono in parte dissolte. E può capitare di ammirare pavimenti a spina di pesce anche nel “piano nobile” delle costruzioni più povere, compresi fienili e vecchi granai. In tutta franchezza, la commistione non è così agevole. Il rischio di forzatura è spesso in agguato. Senza considerare che il forte impatto estetico e stilistico della posa a spina condiziona, e non poco, anche la scelta degli arredi, del colore delle pareti e tipologia degli altri elementi strutturali. Facile sbagliare accostamento.

 

“Lische” all’italiana

Esistono diverse varianti della spina di pesce. Una è quella cosiddetta “all’italiana”, dove i listelli (di uguale dimensione) sono accostati ad angolo retto: il lato minore di un listello viene disposto a 90° rispetto all’estremità del lato maggiore dell’altro listello. Si delinea un gioco lineare di vertici dritti e rovesciati, incastrati fra loro, che hanno un forte impatto anche a livello di percezione spaziale e prospettica. Orientando strategicamente la direzione dei vertici, è possibile “ampliare” virtualmente gli spazi più angusti e bilanciare la conformazione degli ambienti.

 

“Lische” francesi o ungheresi

L’altra tipologia di spina – da taluni definita “francese” e da altri, forse ancor più propriamente, “ungherese” – si serve di listelli dalla conformazione più complessa ed è, per questo, più impegnativa, sia a livello di lavorazione che di posa. In questo tipo di “spina”, i lati minori sono strategicamente inclinati, fra 45° e 60°. È possibile anche intervenire con inclinazioni minori o maggiori, espediente che consente spine di pesce perfettamente lineari con angoli ancor più acuti o ancor più ottusi.

 

Dalla progettazione alle finiture

Fra gli specialisti, da menzionare Bianchessi, di Pianengo (CR), che si occupa di materiali antichi nell’accezione più ampia del temine. Il “core business” di Alberto e Michele, i fratelli Bianchessi, è rappresentato dalle pavimentazioni. Comprese, naturalmente, quelle in legno di recupero. “Rispetto ad altre tipologie di posa, la spina di pesce è emblema di stabilità, versatilità ed eleganza”, ci hanno raccontato.

Qui la documentiamo con due loro lavori: il primo è una classica spina di pesce all’italiana, realizzata in legno massello di faggio in patina originale; il secondo è una spina “francese”, realizzata in legno di quercia recuperato da vecchie travi, con trattamento e finitura a olio e cera.

Come prendono forma questi pavimenti? “Studiamo il progetto con il tecnico di riferimento e la direzione dei lavori. Ci confrontiamo con le maestranze coinvolte nella stratificazione del sottofondo. Si procede con verifiche dell’umidità ambientale, del massetto e del legno. Dopodiché si prosegue con la posa in opera, con centratura degli ambienti, oliatura e finitura”.

Articoli simili