Le forme della luce
Una disamina sul vetro nei corpi illuminanti. Le mille modulazioni della trasparenza. Una miriade di effetti, di geometrie, di sinuosità, di colori e di atmosfere imprevedibilmente diverse.
L’argomento è affascinantissimo. Perché la luce è l’elemento d’arredo più importante, capace di trasfigurare qualsiasi casa, antica e non. I corpi illuminanti sbagliati rischiano di banalizzare se non di spegnere – letteralmente – anche gli ambienti più affascinanti.
Sino a qualche anno fa, i punti luce destinati alle case antiche creavano non pochi problemi: in assenza di modelli di riferimento, si tendeva a puntare sul minimalismo (scegliendo fonti luminose prive di caratterizzazione storica) o a creare ex novo soluzioni che evocassero materialmente e concettualmente il passato. Ci tornano in mente tante ruote di carro trasformate in lampadari rustici e tanti coppi riadattati ad applique.

Luce shabby
Da qualche tempo, tutto è cambiato. Lo shabby chic ha contribuito non poco ad addolcire il campo d’azione, introducendo nelle case antiche anche lampadari evocatori di un passato opulento che non apparteneva certo a molte costruzioni rurali. A cominciare dai sontuosi giganti in gocce di cristallo, di cui, su questo blog, ci siamo occupati diffusamente un paio d’anni fa (vedi l’articolo “Giganti che illuminano”).
La progressiva diffusione di questi ricercatissimi punti luce centrali ha rilanciato anche corpi illuminanti dalla conformazione diversa. Il campo d’azione è sterminato. E per questa nostra disamina abbiamo pensato di circoscrivere l’indagine ai punti luce in vetro. Nonostante il filo conduttore sia preciso e univoco, gli appassionati più attenti non mancheranno di rimanere sorpresi dalla diversità di effetti, di conformazioni e di atmosfere associate alla trasparenza.

Riflessi satinati
Mentre i lampadari shabby puntano su una fioritura di gocce di cristallo libere di espandersi senza assecondare alcuna geometria, numerosi lampadari in vetro si caratterizzano per una volumetria compatta. L’effetto di diffusione della luce, in questi casi, è demandato ai particolari trattamenti del vetro, satinato, zigrinato o modellato per rifrangere il più possibile il bagliore della fonte luminosa.
Cappellini paralume
Un’ennesima variante dei lampadari a goccia è rappresentata dalla presenza di paralumi. La loro presenza trasfigura il bagliore e si presta alla creazione di una luce diffusa, d’atmosfera, che può essere anche strategicamente colorata. Si tratta di una soluzione di un certo impatto visivo, che “sovraccarica” esteticamente il corpo illuminante ma che ha sempre una precisa ragion d’essere. Sia nei punti luce centrali che nelle applique a parete.
Texture di riflessi
Una sontuosa alternativa ai punti luce in vetro dalla geometria volumetricamente compatta è rappresentata dalle forme geometriche virtuali ricreate con l’ausilio di piccoli elementi in vetro raccordati fra loro. Il loro effetto è ancor più ambizioso e suggestivo rispetto all’equivalente interamente in vetro. Ed è spesso intercalato da “ricami” metallici che, all’accensione, si stagliano in controluce.
Gocce di luce
Con piccoli elementi trasparenti della medesima conformazione è possibile creare sequenze che evocano un “elaboratissimo minimalismo”. Si tratta di un ossimoro. Ma che esprime ai massimi livelli il concetto di vera eleganza, che è sempre sussurrata e dissimulata, mai strillata o sopra le righe. Come in questi corpi illuminanti che si dispiegano in un ordinatissimo gioco geometrico di gocce di cristallo.
Punti e virgole
Un’altra variante dei corpi illuminanti in vetro o in cristallo è rappresentata dal connubio fra elementi lineari fissi e dettagli mobili. Si tratta, di fatto, di corpi rigidi, in vetro, trasfigurati da una rigorosa “chioma” di piccoli inserti che regalano un effetto di compattezza volumetrica a tutto tondo.
Pioggia di colori
Sono in tutto e per tutto affini ai lampadari in cristallo rilanciati dallo shabby. Con la differenza che, oltre a promuovere un gioco di riflessi e trasparenze, regalano agli ambienti imprevedibili tocchi di colore. Si può puntare su un approccio variopinto, assemblando vetri dalle tinte diversificate, oppure su un elegantissimo guizzo monocromatico, magari scelto per armonizzare con l’intero contesto.
Bizzarrie variopinte
Il vetro si presta a rievocare elementi figurativi (come nel caso del grappolo d’uva) ed elementi astratti (come nel caso della sfera sospesa). Entrambi acquisiscono un sapore ancor più realistico e bizzarro con l’ausilio del colore. Di giorno si configurano come elementi decorativi autosufficienti. Di sera, accendendo la luce, acquisiscono ancor più risalto e colorano l’atmosfera degli ambienti.
Ricchi e poveri
Non sempre le gocce e gli inserti in cristallo sono associati all’opulenza. Se in quantitativo ridotto o se abbinati a un elemento portante povero, dissolvono la loro natura preziosa e regalano il ruolo di protagonisti ai supporti che li sostengono. Valga per tutti l’esempio del setaccio trasformato in punto luce.
Volumi trasparenti
Incarnano la conformazione geometricamente più pura, disattendendo apertamente la loro stessa funzione. Parliamo dei punti luce realizzati con superfici vetrate perfettamente trasparenti e prive di trattamenti superficiali che ne opacizzino la superficie. Questi corpi non rifrangono la luce, non la diffondono, non creano riflessi e accentuano all’ennesima potenza il bagliore della lampadina all’interno. Di fatto è come se non ci fossero. Eppure, in virtù della loro somma levigatezza ed essenzialità, dialogano a meraviglia con le asperità dei materiali senza tempo. Un emblema “illuminante” del connubio fra antico e contemporaneo.
Perimetri rimarcati
Sono in tutto e per tutto affini ai punti luce trasparenti, ma in questo caso a prendere il sopravvento è il perimetro dell’involucro che racchiude le porzioni vetrate. La dimensione geometrica, accesa dall’effetto controluce, diventa assoluta protagonista.
Linearità e sinuosità
Anche le applique che puntano sul vetro, come i corpi illuminanti centrali, si prestano alle conformazioni più diversificate. Alcune fanno tesoro della sinuosità; altre di una linearità architettonica. E il loro impatto estetico ha ripercussioni sull’atmosfera dell’intero ambiente.
Monili da parete
Un’applique realizzata con corpo metallico (in questo caso, presumibilmente, in ottone) e inserti in vetro. Il risultato è estremamente ricercato e prezioso, quasi si trattasse di un monile da parete. Soluzioni di questo tipo presuppongono una certa continuità: più che una singola applique è meglio una sequenza di esemplari che puntino – se non sull’identica forma – sugli stessi materiali.

Idee in bottiglia
Ripercorrendo il nostro archivio ci siamo imbattuti in svariate bizzarrie luminose che puntano sul vetro. Ne abbiamo scelta solo una, di spettacolare impatto scenografico. Si tratta di un gigantesco lampadario assemblato con bottiglie, ognuna dotata di un punto luce interno. L’effetto è decisamente originale, forse troppo “sopra le righe” per una casa propriamente intesa (non è un caso che questo esemplare sia stato fotografato all’interno di un ristorante, dove è lecito promuovere una creatività a tinte forti). E si presta ad essere adattato in un contesto domestico giovane e giocoso o, magari, in ambienti satellite rispetto alla dimora vera e propria: una vecchia stalla, un grande portico, un fienile utilizzato per attività ludiche, una cantina…
Per ulteriori approfondimenti sui corpi illuminanti, suggeriamo la lettura dei seguenti articoli, pubblicati su numeri passati di CasAntica nella rubrica “Suggerimenti”: