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Novecento, atto terzo

C’è ancora qualcuno che non ha pienamente compreso l’importanza del recupero architettonico. Un esempio? Non tutti hanno chiaro il fatto che con le case antiche si può scrivere la storia della nostra Italia. Non parliamo solamente della storia “importante”, quella associata ai palazzi cittadini, alle ville nobiliari, ai castelli. C’è anche una storia più poetica, affascinante, trascurata e misconosciuta. Quella legate alle campagne, alle costruzioni rurali, all’architettura vernacolare, ai piccoli borghi dell’Italia più tipica.

 

Ancor più degli appassionati di restauro architettonico e di arredamento, i più consapevoli di questa direzione sono i cineasti, i registi, gli scenografi, gli sceneggiatori… Il mondo della fiction e del cinema hanno sempre fatto tesoro delle architetture del passato. E le hanno eternate nella loro dimensione storica più genuina e rispettosa, senza mai confondere l’antico con le mode passeggere (quella dello shabby, dell’industrial, del country…). 

 

Pensiamo al “Pinocchio” televisivo di Luigi Comencini o a “L’Albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi, due formidabili ritratti di un’Italia dialettale lontana nel tempo e contestualizzata nel modo più austero e sincero. A livello di esterni, di interni e di oggetti legati della quotidianità, frutto di ricerche serrate e consapevolissime di ciò che realmente esisteva nella case del passato. In questo senso, potremmo dire che gli scenografi sono i divulgatori più consapevoli del passato e del “buon recupero”.

 

Ma come sono diventate quelle case? Qual è stata la sorte di quelle costruzioni entrate nel cuore e nei ricordi di tanti? Su CasAntica 105 c’è un servizio emblematico proprio di questi intrecci cinematografici. Uno spaccato dell’Italia più tipica e dialettale che ha conquistato notorietà internazionale. Basti dire che riguarda uno dei film italiani più importanti e amati di sempre. A ragion veduta. Ci riferiamo a Novecento di Bernardo Bertolucci. Un cast stellare (da Robert De Niro a Gerard Depardieu, da Burt Lancaster a Donald Sutherland, da Alida Valli a Romolo Valli, da Dominique Sanda a Stefania Sandrelli…).

 

La straordinaria corte contadina che faceva da sfondo alle vicende di Alfredo, di Olmo e delle loro rispettive famiglie – i ricchi padroni Berlinghieri e i contadini Dalcò – è uno di quei tesori che raccontano la storia più sincera, la vera tipicità (quella di cui CasAntica si è sempre fatta promotrice, al contrario di altre testate), la quotidianità dei nostri nonni e dei nostri bisnonni.

Oggi, quella corte è diventata La Corte degli Angeli. Si trova a Roncole Verdi, in provincia di Parma. E qui Milly e Alessandro, dalla fine degli anni Ottanta, hanno “scritto” quello che potremmo considerare l’”atto terzo” di quella meravigliosa corte emiliana (i cinefili ricordano certamente che Novecento non era suddiviso in primo e secondo tempo, bensì in “atto primo” e “atto secondo”). 

 

C’è anche uno stretto legame familiare. Basti dire che, ai tempi delle riprese cinematografiche, i nonni e i genitori di Alessandro erano affittuari della corte. Lo stesso Alessandro, bambino, compare in una delle scene del film. Forse anche in virtù di questo stretto legame affettivo e familiare, Alessandro ha mantenuto intatti gli ambienti, le atmosfere e i materiali originali. Tutto è stato scrupolosamente salvaguardato: pavimenti, pareti, soffitti 

 

Sfogliando le pagine di CasAntica 105 è davvero possibile rivivere le scene clou di quell’indimenticabile film. La stalla. Le barchesse. Gli ambienti domestici dei Dalcò. La grande sala da pranzo dove la numerosissima famiglia Dalcò pasteggiava (i grandi, almeno; perché i bambini, nelle tenute contadine del passato, mangiavano separatamente). L’indimenticabile granaio dove Olmo allevava i suoi bachi da seta e dove, dopo un violento temporale, i piccoli Olmo e Alfredo riuscirono a scorgere, da lontano, la città.

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