Show Sidebar
/ / Piccoli virtuosismi cromatici
Piccoli virtuosismi cromatici

 

Una buona ristrutturazione si riconosce dai dettagli. E quanto più le case sono accurate tanto più è consentito addentrarsi in considerazioni minute, talvolta ai limiti dell’invisibilità, eppure rivelatrici dell’impegno profuso e delle consapevolezze estetiche di chi ha condotto il lavoro.

Un esempio è rappresentato dalle pareti tinteggiate e dagli intonaci. Gli appassionati d’antico vi prestano grande attenzione, soffermandosi preferibilmente sulla tipologia di colori (esiste una precisa tavolozza dell’antico, legata ai pigmenti e ai coloranti naturali disponibili storicamente in un territorio) e anche alle tecniche artigiane del passato (chi ama l’antico ha un debole per le piccole imperfezioni, a cominciare dagli intonaci in cui la manualità e l’utilizzo del frattazzo si traducono in lievi irregolarità, umanissime e infinitamente più poetiche di qualsiasi parete perfettamente e algidamente complanare).

 

Il colore: decorativismo e funzionalità

C’è un altro aspetto fondamentale ma raramente raccontato i tema di decorazioni parietali, di intonaci e di colori. Parliamo della possibilità di riconfigurazione geometrica degli ambienti. In termini più semplici: le porzioni di colore alle pareti aiutano a ristabilire gli equilibri visivi, a rendere esteticamente ordinata una stanza, a bilanciare i difetti strutturali di partenza o le sue preesistenze apparentemente più ingestibili.

 

Ricucire le geometrie

È il caso del soffitto “sghembo” della foto in alto. In assenza della porzione bianca che ne delimita la presenza e che separa – virtualmente – la camera vera e propria e la sommità, l’ambiente sarebbe risultato visivamente ben più sbilanciato, eccessivamente verticale e con un’inclinazione difficile da ricucire. Una situazione che gli appassionati esteticamente meno ferrati avrebbero lasciato in sospeso, magari provando a intervenire con alcuni arredi più o meno alti, accentuando paradossalmente le disarmonie di partenza. In questo caso, i padroni di casa hanno individuato la soluzione più brillante, rappresentata dall’isolamento concettuale del soffitto. Che è stato esaltato e reso autosufficiente. Sotto il filetto lineare che delimita il soffitto bianco, la camera ha assunto i caratteri di un ambiente geometricamente regolare, consentendo una libertà compositiva, anche a livello di arredi.

 

Armonizzare i colori

La sottile linea blu che delimita bianco e azzurro non è un capriccio estetico, ma una scelta ponderata. All’insegna del minimalismo e della sottrazione (che è sempre emblema di eleganza). Perché il bianco che caratterizza la sommità e l’azzurro delle pareti sono raccordati proprio dal blu (come tutti sanno, l’azzurro si ottiene miscelando bianco e blu). Insomma: una tricromia scaturita dalla bicromia. Una contiguità che si traduce in armonia e “tridimensionalità”. Un effetto che nessun altro colore avrebbe potuto risolvere: un filetto rosso, verde, arancio, giallo, viola (tanto per limitarci agli altri colori primari e secondari) avrebbero semmai rimarcato un effetto di piattezza e di arbitrarietà cromatica.

 

Raccordare arredi e pareti

Altra finezza: ii tre colori non svolgono un ruolo di raccordo estetico solo a livello strutturale. Bensì diventano filo conduttore fra contenitore e contenuto. Ci riferiamo ai mobili e ai dettagli d’arredo, anch’essi giocati sulle variazioni di bianco, azzurro e blu. Il bianco del soffitto, per esempio, ha un corrispettivo nell’armadio, nelle cornici e anche nel battiscopa, tutti bianchi, che si stagliano sul fondo azzurro. Mentre la linea blu è richiamata da sinuosi elementi decorativi, come nel caso del bordo della bellissima testiera (realizzata assemblando due pannelli dipinti dalla peculiare conformazione) e del lampadario del bagno annesso alla camera.

 

Tutti gli esempi qui raccontati riguardano un singolo ambiente. Si tratta di una delle camere di una splendida dimora toscana, in Valdinievole, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello di CasAntica 111. Un’unica stanza e tanti rimandi estetici di rara sottigliezza. Una testimonianza delle possibilità d’indagine offerte dai recuperi architettonici meglio condotti. Che varrebbe sempre la pena esplorare al microscopio.

 

Articoli simili