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Quanto è bello il giardino all’italiana

In occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, non ci pare vero di ricordare, fra le realtà magnifiche e famose del nostro Paese, il celeberrimo “giardino all’italiana”.
Molto curato, geometrico, rigoroso, quasi essenziale nelle sue linee e nei suoi volumi, il giardino all’italiana nasce nel XV secolo, in pieno Rinascimento, assumendo fin dal primo momento un palese significato decorativo e architettonico, tanto da divenire, in breve tempo, una vera e propria tipologia di giardino, diffusa a macchia d’olio nelle maggiori residenze nobiliari della Penisola e assai apprezzato anche all’estero.
Secondo molti ricercatori, la forma primitiva più illustre del giardino all’italiana si trova nel giardino della Villa Medicea di Castello di Firenze (un quartiere a nord-ovest della città), oggi sede dell’Accademia della Crusca.
Viali utilizzati come assi prospettici, aiuole rigorose, siepi di bosso potate dando forme geometriche (ars topiaria), ricerca di spettacolari effetti panoramici, come giardini pensili e scalinate, statue e fontane raffiguranti i miti classici: sono questi, a grandi linee, i tratti caratteristici del giardino all’italiana, che darà il via alla cosiddetta “architettura vegetale”, poi diffusa nelle corti e nelle grandi ville della Toscana, del Veneto, della Lombardia, del Lazio, della Liguria e così via.
Splendide tracce di questo straordinario stile possono ancora oggi essere ricercate in diversi giardini del Paese, recuperati e restituiti, grazie alle cure dei proprietari, in tutto o in parte, ai fasti del passato, con in più quell’aura nostalgica di fascino propria delle cose di un tempo lontano.
Uno dei meglio conservati, tanto da meritare le luci della ribalta di numerose riviste straniere, è certamente quello di Villa Gamberaia, sulle colline di Firenze (a Settignano).
Frutto di diversi interventi e “sogni” materializzati dei proprietari che vi sono succeduti nei vari secoli, capace di incantare senza eccedere per le sue forme rigorose eppure contenute, il giardino di Villa Gamberaia deve il suo rifiorente aspetto attuale a Marcello Marchi (e ai suoi eredi e nuovi proprietari, Luigi Zalum e famiglia), che nel primo dopo guerra si impegnò in prima persona per restaurare un autentico gioiello architettonico e botanico con pochi eguali, caduto in oblio e poi danneggiato dai bombardamenti.
Così oggi, quella casa colonica che nel Trecento era abitata dalle monache benedettine ed era conosciuta genericamente come “luogo detto Gamberaja” (da lì il nome attuale), per la presenza di un corso d’acqua in cui si pescavano gamberi d’acqua dolce, e che poi divenne villa maestosa e palcoscenico verde e fiorito, ammirato e desiderato da principesse e generali, può di nuovo essere visitato, respirato, vissuto. E GiardinAntico non ha perso l’occasione di raccontarvelo.
Soffermatevi per un istante davanti al parterre d’acqua, voluto a fine ‘800 dalla principessa romena Ghyka. Vi sembrerà di averla al vostro fianco.

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