C’era una volta la botola
Un emblema domestico realmente antico cancellato dalla contemporaneità. Parliamo delle botole, ovvero le “porte orizzontali” da pavimento o da soffitto – quasi sempre servite da una scaletta lignea – che, in tante case del passato, conducevano ai sotterranei (quasi sempre la cantina) o a un piano superiore (quasi sempre la soffitta).
Le esigenze funzionali
Storicamente, questi varchi rappresentavano un passaggio obbligato del percorso domestico ed erano legittimate da precise esigenze funzionali. Scopo primario: questi varchi consentivano di economizzare sui costi di cantiere, evitando la realizzazione di impegnative scale in muratura.
Non solo: questi passaggi orizzontali rappresentavano l’alternativa più agevole di raccordo fra i vari livelli delle case più piccine, dove una classica rampa diagonale in muratura avrebbe comportato un dispendio eccessivo di spazio abitabile. E, ancora, offrivano una pragmaticissima alternativa alle scale esterne, specie nelle regioni dal clima più rigido, per evitare di dover indossare giacca, cuffia e scarponi per raggiungere un livello diverso della casa.
L’estetica del pragmatismo
Queste botole svolgevano un ruolo prettamente funzionale, senza alcuna ambizione estetica. Mentre le porte vere e proprie rappresentavano sistematicamente lo status della famiglia che abitava una casa (pensiamo alle porte più spartane delle costruzioni rurali come, al contrario, alle porte elaboratissime di certe dimore nobiliari), le botole si caratterizzavano sempre e comunque per una nuda funzionalità. Difficile scovare sul mercato una vecchia botola dalla conformazione estetica un po’ più elaborata del solito.
Ancor più difficile, se non impossibile, scovare una botola di recupero adattabile per dimensioni, proporzioni e spessore a una casa diversa da quella per cui è stata formulata. Non si tratta di una differenza di poco conto, perché, mentre le porte possono essere adattate senza violente manomissioni a una nuova dimora antica, le botole imporrebbero interventi strutturali ben più laboriosi. E più che adattare rispettosamente il varco alla porta è opportuno seguire il percorso opposto, adattando l’antina al varco.
Varchi a pavimento
Le porticine discendenti sono più agevoli da posizionare rispetto a quelle a soffitto. «Devono essere robuste e con apertura su un solo lato – ci ha raccontato Marco Bertolini, restauratore ed esperto di porte del passato – Occorrerà predisporre la luce di accesso come per una comunissima porta, predisponendo i cardini per tirare la botola. Un’asta di ferro allineata fra porta e pavimento consentirà di tener ben fissata la botola nel momento in cui la useremo».
Importante che la botola sia perfettamente a filo del pavimento. Anche pochi millimetri di dislivello, in eccesso o in difetto, potrebbero rivelarsi pericolosi. Gli inserti di ferramenta e i meccanismi di chiusura sono vivamente sconsigliati, a meno che il vano sottostante non sia munito di un ingresso esterno o di finestre sufficientemente grandi. E al posto della maniglia è consigliato un incavo.
Botole a soffitto
Le botole a soffitto richiedono maggior impegno. In questo caso, è bene puntare su una singola anta ed è opportuna la presenza di una chiusura. Ancor più della robustezza, è importante la leggerezza. «Questi varchi sospesi possono avere apertura laterale o apicale – racconta il nostro esperto di porte – In quest’ultimo caso, i cardini dovranno essere risistemati nella parte superiore della porta.
Particolarmente importante la predisposizione della chiusura e apertura, magari con una corda, un peso e una carrucola per realizzare un intrigante meccanismo che consenta di aprire e richiudere facilmente la porticina. Un fermaporta a molla infine salderà efficientemente la porta alla parete».
Le ragioni della scomparsa
Questi varchi a pavimento o a soffitto rappresentano un chiaro esempio di barriera architettonica. La difficoltà di fruizione – se non la pericolosità – da parte di bambini, anziani o di persone con difficoltà motorie ne hanno decretato la cancellazione. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le botole a pavimento, spesso private della loro funzione originale: c’è chi le occulta; chi le chiude (magari con robusti inserti vetrati che lascino trasparire il varco); e c’è chi le lascia aperte, integrandole con una ringhiera verticale (per identificarne la presenza e per ragioni di sicurezza). Si tratta di soluzioni che – seppur a ragione – contravvengono alla storia domestica e alle esigenze di isolamento termico che, nelle case del passato, rappresentavano un autentico imperativo.
Per contro, capita ancora di scorgere botole sospese, quelle che conducono in soffitta, spesso munite di scalette ripieghevoli ipertecnologiche, rese “invisibili” da botole a filo muro, talvolta richiamando il cromatismo o le decorazioni del soffitto. Un “mimetismo” che non esisteva in passato, quando la porticina orizzontale che conduceva in soffitta si stagliava con bella evidenza, e senza sotterfugi di sorta, con la sua scaletta verticale.