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Scacchiere di luce

C’è chi li chiama graticci, chi traforati, chi mandolati, chi frangisole… Per non parlare dei tanti nomi regionali. Perché la ruralità si esprime in dialetto. E non esiste un termine univoco da nord a sud. Noi – cresciuti nel cuore della Pianura Padana, dove questi elementi sono ricorrentissimi – li chiamiamo gelosie. Ci riferiamo alle aperture grigliate per l’aerazione dei fienili. Un must dell’architettura rurale.

Siamo certi che la passione diffusa per i casali , gli annessi agricoli e le vecchie costruzioni contadine risenta anche dell’enorme fascino associato a questo “decorativismo”. Che ha, in realtà, ragioni pragmaticissime: le gelosie servivano – e servono – a favorire il giusto apporto d’aria e impedire che il fieno sia attaccato da muffe e sia soggetto a fermentazione. Con tutti i rischi correlati, compreso quello dell’autocombustione.

Si tratta, a tutti gli effetti, di varchi assimilabili a porte e finestre, ma opportunamente traforati per frangere il flusso del sole e mitigare i rischi legati alle intemperie.

Al mare magnum di nomi corrispondono altrettanti effetti di traforo. Esistono versioni “povere” (quelle realizzati con semplicissimi mattoni o elementi in cotto disposti a scacchiera semplice, a croce, a graticcio, a graticcio inclinato, a graticcio verticale, a triangoli…) e altre ben più “ambiziose” (che fanno ricorso a manufatti traforati creati ad hoc, con decorazioni a cerchi, a croci, a losanghe, decorazioni quadrilobate, semicircolari…). In alcuni fienili può anche capitare di scorgere soluzioni multiple.

In buona parte d’Italia, le gelosie sono associate al cotto. Ma in alcune regioni ricorrono i graticci in legno (pensiamo soprattutto al sottotetto di certe abitazioni rurali alpine).

Ciò che conta è che queste gelosie accentuano all’ennesima potenza il fascino rurale. A livello di esterni. E – ancor di più – a livello di interni. Portano in casa un effetto en plein air pur senza sacrificare in alcun modo la privacy. E si traducono in affascinanti scacchiere di luce, con tanto di suggestive ombre che variano nel corso della giornata.

Crearli ad hoc in strutture che storicamente non li possedevano è una forzatura del tutto inopportuna. Ma girando per case antiche abbiamo avuto la possibilità di ammirare soluzioni che ripropongono l’effetto fienile in angoli desueti e con modalità insolite. Per gli esterni (come nel caso di un banco in cotto nella foto sopra, dove la disposizione sfasata dei mattoni serve ad alleggerire e a muovere plasticamente un volume altrimenti troppo rigido e massiccio) e per gli interni (ricordiamo la parete introduttiva di una stanza da letto, nella foto sotto, interamente percorsa da tavelle disposte a triangolo, dal destabilizzante effetto esterno).

È bene ricordare che pareti siffatte comportano evidenti problemi di stabilità. E, in numerose strutture che abbiamo ammirato, queste scacchiere sono state mantenute come semplice “decorazione” esterna sostenuta da pareti interne rinforzanti. In pratica, la loro presenza è individuata solo in corrispondenza di finestre più o meno estese. Ma l’effetto è sempre di formidabile efficacia.

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