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Il vetro: luce e colore dell’antico

Il fascino dei materiali costruttivi della tradizione è ruvido, scabro, materico, scolpito dal tempo. Pensiamo al cotto, alla pietra e al legno antico… È possibile alleggerirli ed esaltarli, ponendoli a contrasto con superfici, oggetti e complementi capaci di evocare una levigatissima immaterialità. Pensiamo, naturalmente, al vetro. Un materiale che ha una lunga storia e che, nell’ambito del recupero architettonico, ha acquisito gradualmente molteplici applicazioni. Molte più di quanto si possa pensare.

La funzione strutturale

Negli ultimi anni, l’evoluzione della tecnologia del vetro ha consentito lastre, spessori e livelli di resistenza un tempo davvero inimmaginabili. Al punto che oggi il vetro è diventato elemento capace di svolgere una funzione strutturale. Pensiamo agli annessi agricoli (le stalle, i fienili, i magazzini…) e alle strutture dell’archeologia industriale (le fabbriche dismesse, gli opifici, le vecchie officine, i laboratori…), caratterizzati da ambienti decisamente più ampi rispetto a quelli domestici. E, ancora, caratterizzati da interi prospetti aperti, perfetti per accogliere amplissime pareti vetrate che, in taluni casi, si elevano dal pianterreno alla sommità.

 

Modulazioni industriali

Quel che vale per le pareti esterne può trovare ancor più agevolmente applicazione nell’ambito degli interni. È il caso di certe vetrate industriali trasformate in pareti divisorie, magari scorrevoli, espediente che consente di “estendere” o di “contrarre” spazialmente l’ambiente, modulando la privacy e l’atmosfera. Si può puntare su vetri tutti uguali o anche su vetri dalla trama diversificata. Pensiamo a vetri satinati, zigrinati, colorati o meno. L’importante, per chi punta sulla varietà, è la disposizione ragionata dei singoli vetri.

Al servizio del restauro conservativo

Il connubio fra materiali della tradizione e la trasparenza del vetro racconta, senza ombra di dubbio, l’evoluzione tecnologica. E rappresenta, per certi versi, una “contaminazione” della contemporaneità. Ma in termini tutt’altro che arbitrari. Lo dimostra il fatto che il vetro sia diventato un materiale di fondamentale importanza per il restauro conservativo, dove la distinzione fra le preesistenze e i nuovi interventi dovrebbe sempre essere chiaramente leggibile. Col vetro, per esempio, è possibile intervenire senza intaccare in alcun modo la spazialità degli ambienti originali.

Tra architettura e arredamento

Il vetro è anche uno dei materiali che meglio raccorda quell’amplissimo territorio a metà strada fra architettura e arredamento. Pensiamo alle finestre, alle grandi porte vetrate, alle verande… Ma anche alle scale, ai soppalchi, alle balaustre… L’esigenza primaria è sempre quella di apportare luce. Una necessità fortemente sentita anche in passato, quando non erano consentite lastre di vetro troppo ampie e spesse. L’unica alternativa era ricorrere a telai, come nel caso delle vecchie porte vetrate da interno.

Mobili di luce

Anche nell’ambito degli arredi, l’utilizzo del vetro ha conosciuto una crescente diffusione. In passato era utilizzato soprattutto nelle antine delle credenze da cucina. Oggi non è infrequente imbattersi in mobili antichi restaurati e reinventati con pannelli vetrati e trasformati in vere e proprie vetrinette tridimensionali di grande impatto.

Pioggia d’eleganza

I lampadari in cristallo un tempo erano considerati inappropriati nell’ambito delle case antiche “all’italiana”. Oggi sono sempre più diffusi. Di giorno, la loro elegante trasparenza si contrappone alla natura materica degli elementi strutturali del contesto. Di sera, accendono l’atmosfera, trasfigurandola con una ricercatezza che, storicamente, apparteneva solo agli ambienti nobiliari. La tendenza, oggi ricorrente anche nelle costruzioni dal passato più povero, è stata alimentata e rinvigorita dai linguaggi estetici e dalle tendenze d’arredo “d’importazione”, a cominciare dallo stile provenzale e dallo shabby chic.

Collezioni trasparenti

Gli oggetti in vetro sono adattabili a qualsiasi dimora. Consentono di valorizzare scorci domestici con un tocco di trasparente ricercatezza. Catalizzano l’attenzione esaltando la matericità degli ambienti antichi. E modulano la luce, l’elemento d’arredo più importante. Annotazione fondamentale: più del singolo oggetto in vetro, è la collocazione in sequenze che può fare la differenza. Una piccola collezione di oggetti in vetro è assai più elegante – e funzionale a una percezione di ordine – di un singolo manufatto.

Contenitore e contenuto

I contenitori in vetro hanno una prerogativa che non riguarda nessun altro materiale: valgono esteticamente in sé ma anche per ciò che si trova al loro interno, che diventa un elemento protagonista, capace di creare raccordi concettuali con il contesto. Proprio per questo, è bene puntare su contenuti correlati all’ambiente (in cucina, per intenderci, possono essere utilizzati per pasta, biscotti e altri ingredienti da “buongustai”). La forma del contenitore, al contrario, non pone limiti.

Arcobaleni illuminanti

Non solo luce. Un’altra prerogativa storica del vetro è la sua capacità di apportare colore. Pensiamo agli straordinari rosoni e alle vetrate di cattedrali e chiese. Questi venivano realizzate con tessere di vetro fissate su un’intelaiatura, come nel caso della rilegatura a piombo. Poi, nel corso dei secoli, le tecniche si sono progressivamente affinate, come nel caso della vetrofusione o fusing, che consente di aggregare vetri di diverse colorazioni.

Tavolozze in controluce

Un’alternativa alle vetrate colorate con funzione illuminante è rappresentata dagli oggetti di vetro colorati, che consentono di creare gioiosi angoli variopinti ammantati di ricercatezza. La scelta degli abbinamenti cromatici può fare un’enorme differenza. Si può puntare sulla massima varietà o – ancor meglio – eleggere uno, due o tre colori dominanti raccordati fra loro.

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