Casantica n.142

La grammatica del recupero architettonico è in costante evoluzione e, da qualche tempo, ha abbracciato “neologismi” destinati, nel volgere di pochi anni, a dissolvere i loro riferimenti all’antico per diventare, semplicemente, emblemi della nostra epoca. È importante, di quando in quando, volgere lo sguardo all’etimologia costruttiva del passato, basandosi sui riferimenti più puri e autorevoli. CasAntica 142 ne fa tesoro. Un numero che abbraccia case realizzate da addetti ai lavori che non hanno perso di vista la vera etimologia dell’antico e che, per questo, consentono di ripercorrere l’evoluzione del linguaggio nei suoi passaggi chiave. Una pietra miliare, in questo senso, è il Borgo di Vagli, nel territorio di Cortona (AR). Un borgo che ha conquistato fama internazionale e che racconta il passato domestico nell’ottica più tradizionalmente vera e sincera, assecondando seduzioni oggi completamente trascurate ma destinate a una futura, doverosa riscoperta. A cominciare dai colori, che sono parte integrante della nostra tradizione. Fra le ventuno abitazioni del borgo, abbiamo scelto la più piccola. Si tratta di un nido minuscolo, riservato a due sole persone. Per raccontarlo, abbiamo immaginato una romantica serata fra le stradine del borgo, con passeggiata al chiar di luna e cenetta a lume di candela.

Un’altra dimora da addetti ai lavori, dalle atmosfere completamente diverse, si trova a Seravezza (LU). In origine era un metato – una piccola costruzione dove si essiccavano le castagne – immerso in uno scorcio verde rigogliosissimo e affacciato su Forte dei Marmi. Il recupero di questa costruzione è opera di un autorevole raccoglitore di materiali edili di recupero (forse la categoria di addetti ai lavori in possesso delle consapevolezze più mirate) che, qui, ha dispiegato tutto il bagaglio di esperienze. Lo rivelano la compenetrazione fra architettura e paesaggio; la combinazione fra materiali della tradizione e altri di gusto vintage; il connubio fra rigore ricostruttivo e creatività; l’armonizzazione fra la più pura grammatica dell’antico e le sue imprevedibili direzioni future.

Un altro esempio di etimologia del recupero è la casa atelier di una designer, arredatrice e artista tedesca, nativa di Düsseldorf, ma da anni residente nel bergamasco. Una pioniera a livello europeo nell’ambito dei materiali di recupero. Di lei si sono occupate tutte le testate più autorevoli del Vecchio Continente. I mobili da lei creati e gli ambienti da lei formulati hanno segnato, in tempi non sospetti, una svolta per le nostre case antiche. Lo dimostra la sua cascina di Pontida (BG), dove l’immaginario della padrona di casa si esplica con ammaliante compiutezza. Una dimora piena di luce, di arredi realizzati con materiali poveri e ammantata di un pragmatismo senza tempo e senza confini. Non a caso, gli italiani hanno definito il suo approccio come tipicamente “nordico”, mentre, nel resto dell’Europa, è stato descritto come tipicamente “mediterraneo”.

Infine, ci spostiamo a Ostuni (BR) per ammirare una dimora ristrutturata nel più autentico e caratteristico stile pugliese: il corpo principale, ricavato dai resti di un’antica masseriola del Settecento, e un trullo a cinque coni che, secondo la tradizione, veniva costruito di fronte alla casa del massaro per ospitare i contadini impiegati nei lavori agricoli. Ci troviamo, precisamente, nel magnifico complesso di “Borgo Silentio”, in contrada Paradiso, luogo già noto ai lettori di CasAntica per il trullo “saraceno” documentato lo scorso anno. Questo straordinario recupero è il frutto della passione e dell’amore per il territorio di una coppia milanese che ha deciso di cambiare stile di vita.