CasAntica n°108 febbraio
Il mondo del recupero architettonico è più vitale che mai. E risente profondamente dei nuovi stimoli. Come tutti sanno, l’emergenza sanitaria ha reso ancor più importanti case e giardini. E questa accresciuta centralità si sta traducendo anche nell’approccio all’antico.
CasAntica 108 prova a fare il punto su nuove direzioni estetiche di cui tanti non si sono ancora accorti. Per renderle chiaramente leggibili abbiamo provato a raffrontare il prima e il dopo.
C’è una dimora – il Cucutì di Ziano Piacentino – che avevamo visitato due anni fa e che, due anni dopo, abbiamo trovato trasfigurata nell’essenza. Nei mesi di lockdown, la proprietaria ha rivisitato gli ambienti alla luce di un bisogno di sincerità, di genuinità e di storicità familiare. Le tendenze d’importazione (dallo shabby, all’industrial…) appaiono oggi troppo più marginali, effimere e superficiali per soddisfare le nuove esigenze di profondità e di intimità domestica. Anche le altre case di questo numero, che raccontano un antico essenziale e ai limiti della frugalità, sfrondato di qualsiasi leziosità.
È il caso di una straordinaria dimora alpina in Val Pusteria (BZ), cristallizzata in un passato incredibilmente potente, e di un mulino sull’appennino reggiano, simbolo di un antico inviolato e completamente dimenticato (ma pieno di stimoli per gli appassionati d’antico). C’è anche una casa torre marchigiana, affacciata sul Parco nazionale dei Monti Sibillini, che racconta l’essenzialità contadina delle case dei nostri nonni di campagna.
Unica eccezione ambiziosa è una dimora di Courmayeur (AO) caratterizzata da rari stilemi architettonici anni Trenta e da ricercatezze fondamentali per le seconde case, a maggior ragione quelle dei centri turistici più ambiti.