Album di famiglia
Ci sono dettagli che fanno molto “casa” e che in taluni contesti – come nelle camere di un bed & breakfast o di un home restaurant – sono considerati inopportuni proprio perché sottolineano una dimensione troppo familiare, troppo domestica e troppo intima per contesti che dovrebbero puntare su più algide esigenze di rappresentanza.
Eppure una rivista dedicata al mondo delle case non dovrebbe prescindere da queste presenze che discriminano fra case vere (piene d’affetto e divagazioni di cui non dover rendere conto a chicchessia) e case meno vere (quelle, insolitamente numerose, che raccontano di una familiarità domestica apparente ed edulcorata).
Sussurri d’atmosfera
Gli ingredienti che, in assoluto, accentuano maggiormente l’atmosfera di affettività domestica sono le foto di famiglia. La loro presenza, anche quando è discreta, rivela senza infingimenti l’immaginario, lo spirito e le ambizioni di chi ha dato vita a quegli ambienti. Se le foto ci sono, l’atmosfera di affettività diventa infinitamente più potente. La loro presenza non viene recepita razionalmente. È un sussurro che però diventa suono dominante. Viene captato solo inconsciamente e subliminalmente dalla maggior parte dei nostri ospiti. Eppure queste presenze silenziose si traducono con effetti formidabili a livello d’atmosfera. Beninteso: quando le foto non ci sono, una bella casa rimane altrettanto bella. Ma perde in profondità. Come un dipinto figurativo privo di ombreggiature e di chiaroscuri. Presumibilmente ellissimo. Ma piatto, bidimensionale, misteriosamente incompleto.
Dietro un’istantanea
Le foto di famiglia raccontano molto della personalità di chi abita una casa. Rivelano l’età di chi vive in quegli ambienti, la composizione familiare, l’immaginario estetico, le passioni, l’egocentrismo e anche il livello culturale (non farà piacere a tutti leggerlo ma le classiche foto di matrimonio, specie quelle con gli sposini in posa, sono recepite come goffe, ingenue e naif: meglio custodirle al chiuso, in un bell’album dedicato).
I ritratti di famiglia raccontano anche della dimora stessa, che può essere stata arredata di recente o sedimentata nel corso dei decenni, che può soffermarsi sul presente o diramarsi sino al passato remoto, che può puntare su un approccio spiritoso o, al contrario, serioso e severo.
La distribuzione delle immagini
Il discorso diventa ancor più articolato se ci si sofferma sui criteri distributivi. Meglio tante piccole foto in posizione discreta piuttosto che singole foto isolate o in posizione dominante, a meno che non si tratti di un ritratto particolarmente prezioso, degno del risalto solitamente associato ai dipinti. Come nella dimora di Barbara, dominata da un ritratto giovanile dell’adorata nonna materna collocato in un tondo in bella vista (lo si vede nella foto in basso).
Nonni e nipotini
Di certo, nell’ambito delle nostre case antiche, le foto in bianco e nero (o, ancor meglio, virate seppia) dei nonni, dei genitori o della propria infanzia trovano collocazione più che appropriata. Trasformano anche una casa appartenuta a chissà chi in una casa da sempre profumata di continuità familiare.
Ma le divagazioni ben bilanciate possono sortire un effetto ancor più brillante: pensiamo a un bel cassettone antico d’arte povera, rugoso, disseminato di coloratissime foto di figli e nipotini incorniciate con levigatissimi materiali: plexiglass, vetro, acciaio…
Sequenze che arredano
Fra gli accorgimenti meno esplorati ci sono le sequenze e i raccordi tra le foto esposte, quelle appoggiate come quelle appese: negli angoli preposti alle collezioni di cornicette c’è la possibilità di intervenire in termini più o meno mirati. Magari raggruppando solo foto in bianco e nero o sole foto a colori. O scegliendo di esporre foto selezionate con piglio monografico: ritratti d’infanzia d’epoca diversa, foto di viaggio, volti associati a singoli rami familiari, con soggetti in posa o catturati con disinvolta spontaneità… Si tratta di accorgimenti rarissimi ma rivelatori dell’accuratezza, delle consapevolezze e della progettualità di chi arreda un ambiente.
Le cornici: un universo parallelo
Le cornici rappresentano un universo parallelo altrettanto articolato e complesso. Nel senso che la loro aggregazione diventa questione estetica a sé stante, talvolta perfettamente riuscita altre volte maldestramente caotica, capace di entrare in conflitto con le stesse foto incorniciate.
In linea di massima, consiglieremmo sempre cornicette diversificate. Cornici gemelle vanno bene solo se il contenuto fotografico legittima concettualmente il raccordo: così, se una ospita un bel ritratto della nonna materna, l’altra potrebbe ospitare il ritratto del nonno materno oppure, con amabile par condicio, dell’altra nonna. Anche nelle composizioni di cornici diversificate è sempre bene creare strategici richiami tattili e cromatici (per esempio di cornici in argento, in legno o di altri materiali dislocati ad arte per stabilire un’occasionale percezione di ordine nella varietà selvaggia).
Diamo per scontato il fatto – ovvio, ma forse non così tanto – che le cornici più grandi debbano essere collocate dietro quelle più piccine. Ma senza eccedere in geometrie. Un piccolo sbilanciamento, l’orientamento, l’inclinazione e le geometrie mutue possono nobilitare o vanificare l’effetto desiderato. Che dovrebbe essere ponderato e formulato con piccoli aggiustamenti progressivi. Spesso togliendo, raramente aggiungendo.