Case giganti e lillipuziane
È in arrivo nelle edicole di tutta Italia CasAntica 94. Le case che abbiamo scelto per questo numero, diversissime fra loro, sono raccordate da una chiave di lettura particolarmente intrigante in tema di recupero architettonico: la scala dimensionale.
Per coglierne l’importanza dobbiamo partire dalle case contemporanee, che fanno tesoro delle esigenze spaziali delle nuove famiglie. Sin dalla fase progettuale, i nuovi alloggi sono formulati per far fronte alle esigenze di nuclei familiari composti mediamente da tre-quattro persone: la mamma, il papà e un figlio, rarissimamente due. Ed è alquanto facile, avvalendosi di questi dati, gestire agevolmente gli spazi e distribuire gli ambienti fra zona giorno e zona notte.
Sembrerebbe scontato dirlo. Eppure la considerazione si dissolve – e clamorosamente – non appena si prova a indietreggiare nel tempo. Perché le dimore del passato seguono criteri dimensionali ben più imprevedibili. Sono sempre troppo grandi o troppo piccole per far fronte alle attuali esigenze, quelle di chi sogna di abitare in una casa antica e non sa ancora che il proprio desiderio deve scontrarsi con un quantitativo di spazi difficile da gestire, da rifunzionalizzare, da riscaldare…
Le vecchie abitazioni contadine, per esempio, sono autentici giganti. In primo luogo perché le famiglie del passato erano ben più numerose rispetto a oggi. Spesso, queste strutture rurali non erano semplici dimore unifamiliari: quelle dei poderi più grandi, per esempio, erano abitate da più famiglie al servizio di uno stesso proprietario.
Agli occhi della contemporaneità quest’esubero di ambienti domestici provoca un’autentica vertigine. Che cresce ulteriormente non appena si cominciano a considerare anche la stalla, il fienile, i magazzini… Ristrutturare una casa contadina del passato significa anche trovare una nuova destinazione d’uso ai vecchi ambienti di lavoro, talvolta talmente grandi da poter diventare appartamenti autonomi. Si tratta di una considerazione che ben conoscono gli appassionati che hanno avuto modo di ristrutturare costruzioni tipiche. Pensiamo alla Toscana, terra di sorprendenti cascinali. Pensiamo alla Pianura Padana, terra di gigantesche corti contadine. Pensiamo al Veneto e alle lunghe barchesse che fiancheggiavano anche le ville e le costruzioni padronali più eleganti. Pensiamo alle più grandi masserie del nostro Meridione, talmente ampie e articolate da essere abitate, in passato, da piccole comunità del tutto autosufficienti.
Altre costruzioni della tradizione italiana, per contro, sono insospettabilmente piccine. Fra i Sassi di Matera, per esempio, si viveva soprattutto all’aperto. E la “casa” era spesso un rifugio per la notte o per le giornate di maltempo. Si cucinava, si mangiava, si dormiva, ci si lavava in un solo ambiente, talvolta due o tre, compresa una piccola stalla o un vano destinato agli animali che davano sostentamento al nucleo familiare o che servivano come forza lavoro. Certo, anche in quei contesti c’erano abitazioni più “ortodosse”. Ma si trattava pur sempre di eccezioni legate a poche famiglie benestanti.
CasAntica 94 fa tesoro di questi paradossi – oggi completamente dimenticati e, spesso, imprevedibili anche da chi sogna una casa antica –, raffrontando costruzioni giganti e lillipuziane, e suggerendo come adattarle alle esigenze della contemporaneità.
Si spazia da uno grandioso cascinale toscano, talmente grande da dover essere frazionato in tre nuclei abitativi autonomi, a due piccoli alloggi incastonati nello straordinario fondale dei Sassi di Matera.