Abbagliante voglia d’estate
Le vacanze sono ormai alle spalle. Le giornate si accorciano sensibilmente. Ma l’estate e lo spirito estivo sono ancora che nell’aria. Forse più che mai. Anche al lavoro, la mente tende a fuggire. Magari verso i paesaggi abbaglianti di azzurro e di candida calce del nostro Salento. Su CasAntica 97 c’è un fiore all’occhiello che punta proprio sul candore. Sin dal nome: Critabianca. “Crita”, nel dialetto locale, sta per argilla. “Bianca”, va da sé, per il bianco immacolato che la contraddistingue.
La struttura, cinta da un paesaggio punteggiato di ulivi, fichi d’India, melograni e alberi da frutto, si trova a Cutrofiano (LE). Ed è diventata un relais di straordinaria purezza ed eleganza. Un gioiello aperto all’ospitalità. Una vera e propria Signora Masseria.
Una costruzione abbandonata cinquant’anni fa che vanta trascorsi affascinanti. In origine, all’inizio del ‘400, era una masseria. Nel ‘600 è diventata residenza estiva di una famiglia aristocratica di Galatina. In seguito, è tornata a essere masseria. Qui si coltivava e si essiccava il tabacco all’interno. Percorrendo gli ambienti, i caratteri rurali si alternano a caratteri signorili.
Il recupero è stato effettuato all’insegna di una rara e ponderatissima essenzialità. Gli appassionati d’antico se ne accorgeranno al volo, contemplando il gioco plastico delle nicchie, la trama tattile degli intonaci, le sottili ma efficacissime modulazioni cromatiche, la dislocazione ponderarissima dei punti luce, la scelta degli arredi…
Il fascino di questi ambienti senza tempo è reso doppiamente tangibile dal calore di un vera famiglia, quella composta da Roberta, Roberto e dai loro figli Nicoletta e Alessandro. “Siamo torinesi – ci hanno raccontato – Abbiamo vissuto a lungo all’estero. Poi ci siamo innamorati del Salento”.
L’autenticità è stato il filo conduttore dell’intero lavoro: “Il nostro intervento doveva essere impercettibile. Abbiamo conservato ogni traccia: i chiodi arrugginiti dove si appendevano le foglie di tabacco; il disegno raffigurante una chiesetta con all’interno delle foglie di tabacco appese sulla parete della Suite; gli anelli della stalla dove si legavano le corde degli animali; le crepe sulla facciata esterna che noi affettuosamente chiamiamo le ‘belle rughe della signora’, la pietra mancante di un arco del terrazzo… Siamo entrati in punta di piedi. E questa nostra casa, in fondo, si racconta da sé”.