Show Sidebar
/ / Dietro una ringhiera
Dietro una ringhiera

È un argomento che riguarda sia gli interni sia gli esterni e che abbraccia tutti i materiali edili della tradizione: legno, pietra, cotto e ferro. Parliamo di ringhiere, parapetti, balaustre. Con un occhio di riguardo a quelle in ferro, le più ricorrenti. Quelle di recupero – a eccezione dei semplici corrimano, agevolmente adattabili a qualsiasi contesto – impongono procedure particolarmente complesse. Per questioni di proporzioni, di pendenza, di curvatura, di misure… Una piccola imprecisione geometrica si traduce con grande evidenza. Lo sa bene chi si è avventurato in questo versante, magari innamorandosi di una vecchia ringhiera arrugginita scavata nel magazzino di un raccoglitore di fiducia. Spesso, per riutilizzare l’antico manufatto si deve ricorrere ad accorgimenti nuovi di zecca, magari ricreando intere porzioni. Di buono c’è che anche il ferro forgiato di recente si mimetizza con quello effettivamente vecchio. Per questo, tanti preferiscono – ragionevolmente – creare ex-novo le ringhiere magari attingendo a motivi decorativi e decori del passato per poi procedere a un trattamento invecchiante.

 

Il calcolo delle proporzioni

Non tutti conoscono le meticolose procedure che preludono alla realizzazione di una ringhiera. Queste devono contemplare – millimetricamente – lunghezza complessiva, pendenza, proporzioni dei gradini e della tromba di scala e collocazione degli ancoraggi. Le misurazioni si effettuano a scala ultimata, dopodiché il lavoro può svolgersi poi in laboratorio. Di norma, le ringhiere vengono realizzate in pannelli di circa 2-2,5 metri intercalati da perni da fissare alle murature.

 

Le operazioni di montaggio

Di norma, per il montaggio, si procede tenendo la ringhiera sollevata di pochi centimetri, per evitare di danneggiare pavimenti, gradini o pareti, servendosi di appositi distanziali, e si procede con la segnatura dei punti da forare o da fissare. Dopo il piantone caposcala, si procede con i restanti punti di ancoraggio. Storicamente, il fissaggio delle zanche è legato all’utilizzo di malta. Nel caso dei gradini in pietra, talvolta i piantoni erano fissati con piombo fuso. La foratura, nel lungo periodo, comporta dei rischi: la pietra o il cotto, se soggetti a continue vibrazioni e sollecitazioni, rischiano di rompersi.

 

Barriere curvilinee

Scale a chiocciola e ringhiere curve rappresentano un caso ancor più complesso. Difficile assecondare perfettamente la torsione richiesta. E doppiamente arduo assecondare la curvatura se dotata di elaborate decorazioni. Di norma, ringhiere di questo tipo possono essere ottenute costruendo il telaio perimetrale direttamente sul cantiere oppure ricostruendo completamente la struttura della scala in laboratorio. 

 

Effetti estetici

Nel caso delle più consuete ringhiere lineari, esistono espedienti estetici che possono migliorare o peggiorare il risultato finale. Non tutti ne fanno tesoro ed è agevole, osservandole, riconoscere l’abilità e le consapevolezze estetiche del progettista e dell’artigiano del ferro che le ha realizzate. Un esempio agevolmente comprensibile è legato alla collocazione del piantone caposcala. Quanto più è fissato in basso, tanto più sortirà un effetto di blocco e chiusura. Al contrario, ponendolo in corrispondenza di un gradino più alto (per esempio, la terza alzata), l’intera scala acquisirà maggior respiro.

 

 

Articoli simili