I “confini” dell’antico
Qualche mese fa, in occasione del concorso “Vinci l’atmosfera di CasAntica”, avevamo realizzato un mini-sondaggio fra i nostri amici lettori. Tra i tanti spunti emersi, c’è chi ci ha suggerito di estendere lo sguardo alle ristrutturazioni straniere. Un’idea di cui proveremo a far tesoro, ma con cautela. Perché le case antiche e i materiali di recupero non possono essere disgiunti dalla dimensione autoctona. Più che estendere lo sguardo, pensiamo valga pena circoscriverlo, esplorando le tradizioni italiane trascurate. Fanno eccezione solo le dimore straniere emblematiche di un rigore ricostruttivo esemplare. Ne fa fede CasAntica 39 (gennaio/febbraio 2011). Uno dei fiori all’occhiello è il Castello di Kamering, struttura medievale della Carinzia (Austria), ristrutturata da un team tutto italiano. Un restauro conservativo di livello superiore. Gli appassionati più esigenti non potranno che convenirne. Fra le altre sorprese, diversissime fra loro, da menzionare una tipica masseria pugliese che il proprietario, un nobile partenopeo, ha ristrutturato con rara finezza e disseminato di presepi realizzati con le proprie mani. L’irrinunciabile tradizione toscana è esemplificata dagli ambienti frugali ed essenzialissimi di un podere nelle Crete Senesi. C’è una dimora da addetto ai lavori (il padrone di casa è un raccoglitore di materiali antichi) che abbiamo visitato a Ligonchio, sull’Appennino reggiano. E c’è una baita contemporanea di Sestriere (TO), dove il legno di recupero è al servizio di una metafisica essenzialità geometrica.
Ph. Massimo Crivellari