Vanni Torrigiani è un ragazzo spigliato, sorridente e pieno di energia che un giorno ha detto “basta” alle aule di tribunale e alle scartoffie legali, puntualmente accompagnate da ansie e tribolazioni, per dedicarsi al giardino di famiglia.
Da avvocato a giardiniere con le visioni di un paesaggista, ascoltando una vocina. Quella che gli sussurrava di ricordare il suo primo amore, quel giardino dove era cresciuto da piccolo, dove aveva giocato con gli amici d’infanzia, dove aveva scoperto la natura e la libertà di correre a perdifiato.
Così spense il computer, prese una zappa e si rimboccò le maniche.
Un repentino cambio di vita che oggi sociologi e autori chiamano downshifting.

Siamo nel centro storico di Firenze. Vanni ci ha accompagnato alla scoperta di un parco nascosto (è il giardino più grande entro le mura, nella zona dell’Oltrarno). Un giardino antico restaurato all’ombra di immensi alberi secolari e immerso nei profumi dell’orto-giardino.
Un giardino naturale “aperto” al pubblico per essere visitato, condiviso, assaggiato. Oggi, infatti, le Serre Torrigiani sono uno spazio dove si organizzano corsi di orticoltura urbana, di pittura ad acquerello e di cucina, concerti, presentazioni di libri e incontri didattici per grandi e piccini, dedicati alle piante.

«È dal 1531 che qualcuno si occupa del giardino di famiglia – racconta. Voglio continuare questa tradizione per tramandarla alle nuove generazioni. Qui sono cresciuto, i miei ricordi sono su quegli alberi secolari, fra quei cespugli in fiore, in quel prato sterminato dove giocavamo a pallone. Oggi mi inorgoglisce piantare nuovi alberi, creare degli orti, restaurare l’antica serra, gli orci, i ninfei e i camminamenti in pietra. E spiegare la natura ai bambini. Queste sono le cose per le quali ringrazio di essere vivo. Come lo è il giardino».