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Colonne, Pilastri & C.

Il recupero architettonico si può raccontare dal punto di vista del decorativismo o dal punto di vista degli elementi strutturali. Di norma, i non addetti ai lavori preferiscono il primo versante, più creativo, ludico e al riparo da rischi. Stavolta ci addentriamo in un ambito più tecnico. Ma molto interessante. Parliamo infatti di elementi strutturali verticali.
Si tratta di un campo d’azione strettamente intrecciato all’antico. Perché nel passato le stanze potevano estendersi in ampiezza solo a patto di soddisfare esigenze statiche precise. Gli ambienti più grandi delle case del passato erano spesso stalle e fienili. Per potersi concedere tanta estensione in ampiezza, dovevano essere intercalati di elementi con funzione portante. I più ricorrenti sono pilastri e colonne.

 

Pilastri e colonne: una precisazione

Innanzitutto è bene non dare per scontata la differenza che intercorre fra le due principali tipologie di sostegni verticali. Le colonne hanno sempre una sezione circolare. Quella dei pilastri, invece, è quadrangolare. Si direbbe scontato. In realtà, lo abbiamo verificato in più di un’occasione, tra le due definizioni regna una certa confusione. Anche nel caso in cui la sommità (munita o meno di capitello) e il basamento siano di conformazione differente la definizione non cambia: esistono, per esempio pilastri innestati su basamenti dalla conformazione circolare e colonne poggianti su basamenti rettangolari.

 

Archi e sostegni verticali

In alcune costruzioni la loro presenza di questi elementi portanti è associata a un arco (pensiamo a certe stalle bipartite, scandite internamente da un grande arco che delimita l’ambiente in due settori distinti), a una sequenza d’archi o a soffitti a volta (che, dal punto di vista architettonico, altro non sono che archi in rotazione), anch’essi con funzione portante. I sostegni possono essere dello stesso materiale con cui è stata realizzata la volta o anche di materiali diversi (ricordiamo, per esempio, volte in ruvida pietra sostenute da più pregiate colonne marmoree). Ma tanto estetismo – talvolta esaltato da capitelli, basi finemente scolpite, scanalature verticali, bombature orizzontali, effetto bugnato… – non muta la funzione primaria di questi elementi verticali, che è quella di sostegno.

 

La tipologia di materiali

In tema di pilastri e colonne, i materiali possono essere disparati. La pietra e il marmo sono ricorrentissimi. Ma anche il cotto (pensiamo alle costruzioni rurali e a certe stalle scandite da colonne di mattoni), il legno (abbiamo visitato numerose costruzioni montane con interni percorsi verticalmente da colonne e pilastri e sostegni verticali lignei) o anche colonne in ferro o in ghisa, ricorrentissime nell’ambito dell’arredo urbano e, in particolare, dell’archeologia industriale (disciplina che, non tutti lo sanno, esplora i luoghi storici preposti al lavoro, a cominciare dalle più antiche fabbriche). L’importante è che il sostegno sia solido, resistente e commisurato al peso da sostenere.

 

Preesistenze da valorizzare

Talvolta portati nel cuore dell’ambiente, altre volte dislocati in posizione più decentrata, ordinati in file o collocati qua e là, colonne e pilastri preesistenti offrono la possibilità di articolare un grande ambiente open space in settori virtuali. Non è un caso che stalle e fienili siano gli ambienti antichi più vicini, dal punto di vista concettuale, ai moderni loft e agli sterminati ambienti delle fabbriche dismesse. La reinvenzione funzionale di questi grandi spazi è sostanzialmente affine, talvolta alimentata da condizionamenti a livello di pavimentazione: dislivelli di altezza, canali di scolo, passerelle…
È stimolantissimo, per un progettista, scovare un senso logico nella gestione di questi elementi verticali, che rappresentano una sorta di griglia, una traccia di cui far tesoro nel modo più mirato, talvolta facendo di necessità virtù (perché i vincoli offrono sempre spunti preziosi).

 

Semicolonne, paraste e lesene

Talvolta colonne e pilastri sono letteralmente incastonati alle pareti. Nel primo caso si parla di semicolonne. Il secondo caso è più atipico e interessante anche a livello terminologico. I pilastri addossati alle pareti prendono il nome di paraste quando mantengono una funzione portante. Si definiscono invece lesene quando svolgono un ruolo puramente decorativo. Spesso l’identificazione è immediata. Ma, considerando che le lesene possono essere formalmente indistinguibili dalle paraste, la confusione terminologica è sempre dietro l’angolo.

Nell’ambito dell’architettura rurale, immolata al pragmatismo, i pilastri che sporgono dalle pareti hanno spesso funzione portante. Ed è bene parlare, quasi sempre, di paraste. Ma non mancano le eccezioni, ricorrenti nell’ambito delle dimore storiche e dell’architettura sacra, dove colonne, pilastri, semicolonne, paraste e lesene assecondano precise esigenze strutturali ma anche e soprattutto estetiche.

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