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I cassetti: la poesia è di casa

Sono presenze discrete che accendono all’ennesima potenza il fascino di un ambiente. Pochissimi se ne accorgono. Forse perché c’è l’abitudine a soffermarsi soprattutto su ciò che è apertamente esibito, esposto, evidenziato, gridato… Eppure l’eleganza vive di misura, di sobrietà, di segretezza… E, in ambito domestico, i simboli supremi dell’eleganza sono i cassetti

I cassetti sono sempre misteriosi ed evocativi. E si traducono in poesia familiare. Da chiusi, si configurano come una delicata presenza ritmica capace di intercalare geometricamente le pareti di casa. La loro presenza racconta la vera essenza domestica: le abitudini, la quotidianità, l’intimità di chi abita quegli ambienti. Quando non ci sono, viene improvvisamente meno la percezione di mistero, al punto che le case prive di cassetti tendono subliminalmente a essere recepite come algidi allestimenti da show-room. Poi ci sono i cassetti dei mobili nuovi e quelli dei mobili antichi: i primi sono associati a un contenuto algido e asettico, i secondi, invece, anche da chiusi alludono alla storia di famiglia, ai ricordi dei nonni, a piccole sorprese inaspettate, se non completamente dimenticate, capaci di commuoverci. Crescendo si tende a dimenticarsene, ma tutti, da piccini, eravamo instancabili esploratori di cassetti. Aprirne uno era come entrare in un mondo segreto, pieno di tesori tutti da scoprire. Ricordate?

È una considerazione sottile. Ma le figure più consapevoli dell’importanza dell’atmosfera domestica l’apprezzeranno certamente. Come è successo a noi dialogando con Lorella Damiani, figura incantevole, architetto e anima del ristorante Camp di Cent Pertigh di Carate Brianza, uno dei recuperi più affascinanti documentati da CasAntica. Ce ne siamo occupati in più occasioni, tanti sono gli stimoli disseminati fra esterni e interni. Il servizio più recente è apparso su CasAntica 109, quando abbiamo ripercorso alcuni degli ambienti più significativi, facendoci virtualmente accompagnare da Lorella intenta a trasfigurare ogni angolo col suo tocco.

Una delle chiavi di lettura fondamentali per cogliere l’atmosfera del Camp di Cent Pertigh è proprio la presenza di mobili pieni di vissuto e disseminati di cassetti. Questi, seppur inconsciamente, subliminalmente, contribuiscono a trasformare concettualmente gli ambienti, trasformando il ristorante e le salette che si aprono tutt’intorno in ambienti profumati di casa, di intimità e di famiglia.

È stata proprio Lorella a insegnarcelo: “Amo tanto i mobili pieni di cassetti – ci ha raccontato in occasione del primo incontro – Penso che esistano sottili affinità fra i cassetti e i nostri pensieri”. E ascoltando le sue considerazioni ci si è aperto un mondo. 

E solo sulla scia di quest’indizio abbiamo cominciato a volgere lo sguardo e ad accorgerci in quanti modi si possano declinare questi “pensieri”. Fra cassettiere da esterno e da interno. Fra cassetti chiusi e altri discretamente aperti. Fra cassetti vuoti e altri allusivamente disseminati di sorprese. Con ruvidi mobili da lavoro da cui occhieggiano – a contrasto – utensili, oggetti domestici e ritagli di tessuto. E – tocco destabilizzante – cassetti riformulati in verticale, a mo’ di cornice. È il caso di un cassetto articolato in vari settori trasformato in una sorta di quadro tridimensionale che evoca ricordi di famiglia, con foto in bianco e nero ingiallite dal tempo, preziosi pizzi della nonna e vecchie lettere disposte con ragionata casualità. Si direbbero minuzie. Eppure siamo certi che tanti, dopo aver letto queste considerazioni, cominceranno a osservare i cassetti con occhi diversi.

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