Passi sospesi
Non solo pietra, marmo, cotto, legno, ceramiche, maioliche, graniglia, cementine… Esistono alcune categorie di pavimenti che oltrepassano le implicazioni di colore, di modularità, di grana, di conformazione dei materiali della tradizione. E che concorrono a creare modalità di fruizione estetiche che vanno ben oltre il piano di calpestio. È il caso dei pavimenti vetrati.
Passaggi ipogei
Al contrario di altre scelte strutturali scaturite per ragioni esclusivamente estetiche, la presenza di porzioni vetrate a livello del pavimento non può mai prescindere dalle preesistenze strutturali. Pensiamo a vecchie cisterne, ad antiche cantine, a ghiacciaie, a ripostigli e vani… Presenze di questo tipo sono ricorrenti nei territori del tufo, dove la friabilità del materiale ha consentito storicamente la creazione di ambienti ipogei raggiungibili, dall’alto, con passaggi più o meno ampi, talvolta serviti da scale propriamente intese e altre volte, per esigenze di spazio, con scalette a pioli.
Antichi sotterranei sacri
I pavimenti vetrati rappresentano anche un’alternativa nei casi in cui si scoprano ambienti sotterranei antichissimi e poi occultati. Quanto più si retrocede nei secoli – pensiamo a certe articolatissime dimore medievali piene di anfratti, passaggi segreti e dislivelli – tanto più è facile trovarli. È il caso di alcune delle foto che corredano questo post, realizzate in quella che, anticamente, era la chiesetta di un piccolo borgo romagnolo abbandonato. Parliamo di Castrum Sagliani, di cui ci eravamo occupati sulle pagine di CasAntica 100. Nei sotterranei si trovavano un ossario (presenza non certo associata alle dolcezze domestiche ma che racconta molto dell’emozionante storia di certe antiche costruzioni, specie quelle religiose) e altri vani in cui sono stati rinvenuti oggetti poi utilizzati per il recupero della struttura. Il padrone di casa, invece di puntare su un pavimento ortodosso, ha voluto rendere leggibile anche l’invisibile utilizzando, con ponderata misura, pavimenti trasparenti.
Trasparenze superiori
Quasi sempre, queste soluzioni vetrate si trovano al livello del pianterreno. Ma, seppur raramente, può capitare di ammirarle in certe vecchie costruzioni poverissime dove l’accesso al piano superiore – dove si trovavano i posti letto, stanza dei salumi, piccionaie o altro – avveniva con l’ausilio di una semplice botola servita da una scaletta, esattamente come avviene oggigiorno in molte soffitte. Case di questo tipo, una volta ristrutturate, vengono inevitabilmente dotate di scale propriamente intese. Ma i passaggi del percorso originale, invece di essere cancellati, possono essere valorizzati e resi leggibili intervenendo con porzioni vetrate.
Collezioni pavimentate
Nel nostro girovagare per case antiche, abbiamo ammirato molti pavimenti vetrati. Talvolta in posizione angolare, talvolta centrali. Fra le soluzioni più originali, ricordiamo una porzione di pavimento in cui il padrone di casa ha alloggiato alcuni attrezzi e vecchi oggetti storicamente legati alla costruzione rinvenuti in fase di ristrutturazione. Il risultato? Una teca a pavimento, disseminata di emblemi che raccontano la storia della casa e di chi, in passato, la abitò.
Tocchi di luce
Pur legati a preesistenze strutturali e recuperati per rigore filologico, queste porzioni vetrate possono tradursi i soluzioni di forte impatto scenografico. L’ingrediente principale – assolutamente indispensabile – è la luce, specie quella radente, in grado di accendere le asperità e la ruvida trama dell’antico sottostante. Percorrere un ambiente punteggiato di “finestre a pavimento” è sempre sottilmente destabilizzante e affascinante. Questi riquadri luminosi collocati in basso scardinano gli equilibri condivisi (nell’immaginario collettivo, la luce proviene sempre dell’alto), regalano un guizzo d’imprevedibile tridimensionalità al piano di calpestio (di norma, imbrigliato alla sola bidimensionalità e rivoluzionano con un tocco di unicità gli equilibri prospettici, le modalità di fruizione e l’atmosfera dell’ambiente.