Pietra, cotto, legno e ferro: il recupero è un’arte
Il mondo del recupero architettonico ha quattro re: la pietra, il legno, il cotto e il ferro. Quattro assi, esattamente come nelle carte, che, se ben giocati, consentono di vincere qualsiasi sfida in termini d’antico. Questi quattro materiali sono spesso associati alle sole arti applicate, ovvero all’artigianato. Dimenticando che, nelle nostre case, svolgono un ruolo assimilabile a quello delle cosiddette belle arti. I parallelismi sono tanti. Ci limitiamo ad abbozzarne alcuni, tutt’altro che forzati, che consentono di circoscrivere lo specifico artistico – sempre diverso, anche se talvolta intrecciato – per ogni materiale. È un invito a osservare con uno sguardo nuovo gli ingredienti fondamentali dell’antico.
La pietra: le seduzioni del finito e del non finito
La pietra può essere accostata alla scultura: anche le case, grazie ai materiali lapidei, possono spaziare dalle fascinazioni del non finito (pensiamo alle pietre naturali, possenti, materiche, dotate di un alone ancestrale) e del finito (il talento degli scalpellini può trasfigurarne le superficie con effetti di inaspettata ed evocativa purezza).
Il cotto: la modularità musiva
Il cotto può essere accostato all’arte musiva. La modularità è il concetto chiave. Pianelle, tavelle, tegole e coppi sono come tessere di un mosaico capace di estendersi su superfici amplissime. Anche le lievi differenze cromatiche – derivanti dall’argilla più o meno ferrosa, più o meno cotta – possono essere piegate a un estetismo domestico di formidabile impatto.
Il legno: la pittura, l’astratto e il figurativo
Il legno è assimilabile alla pittura. Con l’ausilio del legno è possibile colorare un intero ambiente. Un cromatismo che può estendersi in gigantesche campiture perfettamente omogenee. O che può tradursi in tocchi di linearità o, al contrario, in morbide sinuosità. Il legno rappresenta una vera e propria tavolozza, seppur limitata alle tinte calde.. E sfruttando le lievi differenze cromatiche dei vari legni (alcuni dicono “essenze”, anche se il termine è inappropriato) è possibile creare veri e propri “quadri”. Pensiamo alle tarsie, che consentono, utilizzando diverse tipologie di legno, di creare meravigliosi dipinti, spaziando – proprio come la pittura – dall’astratto al figurativo. Talvolta sospingendosi in minuzie fiamminghe.
Il ferro battuto: disegni in controluce
Il ferro battuto è indubitabilmente associabile al disegno. I metalli hanno due caratteristiche peculiari: la malleabilità (ovvero la capacità di farsi lamina e di estendersi, assottigliandosi, per superfici amplissime) e la duttilità (la capacità di farsi filo, di assottigliarsi come nessun altro materiale). In virtù della duttilità, le opere in ferro sono come disegni a matita sospesi nell’aria. Questi possono essere all’insegna di una linearità geometrica assoluta ma anche di una sinuosità capace di sospingersi sino agli effetti più arabescati. Non solo: questi disegni, capaci di accendersi in controluce su qualsiasi fondale, possono promuovere la bidimensionalità ma anche estendersi tridimensionalmente nello spazio.