Fra casa, bar e bottega
Ci troviamo in un antico complesso contadino chiamato Corte Rozza, a Suzzara (MN). La costruzione centrale rappresenta il nucleo più antico, risalente al ’600. Le barchesse che la abbracciano sono di epoca più tarda. Qui, abbiamo ammirato una sorta di negozio d’alimentari, con tanto di vecchio registratore di cassa. Fra gli arredi, si ammira un bancone risalente alla metà degli anni ‘50, proveniente da Lodi. Dello stesso periodo è uno scaffale da bottega caratterizzato da un’originale bombatura. Fra le altre curiosità, c’è anche un’alzata da bar, con ghiacciaia al livello inferiore.
Non si tratta di un’antica bottega, bensì di uno degli ambienti di Simona Franti Setti, architetto con la passione per l’antiquariato e il modernariato, che, nella dimora padronale di questa corte mantovana, ha ambientato il proprio showroom. Un allestimento a tinte forti ma che ci offre lo spunto per dissertare delle contaminazioni fra interni domestici e vecchi negozi. Che sono frequentissime. Molto più di quanto si possa immaginare.
Nelle case vere e proprie, gli ambienti che rievocano più da vicino l’atmosfera delle vecchie botteghe sono sicuramente la dispensa e la cantina. Specie nelle famiglie di buongustai, quelli che amano mangiare e bere bene, procurandosi gli ingredienti di qualità sopraffina direttamente dai produttori di formaggi, di salumi, di vino, di olio extravergine d’oliva…
Tanti, tantissimi, poi, amano preparare marmellate, salse e conserve fatte in casa. Chi ha questa abitudine, raramente si accontenta di due o tre vasetti per volta. Di norma i quantitativi sono molto più abbondanti. Senza considerare che chi prepara, per esempio, confetture e marmellate, si diletta spesso e volentieri con tanti tipi di frutta: mele cotogne, prugne, albicocche, ciliegie, limoni, arance…
Ci è capitato di ammirare case antiche con interi ambienti ricolmi di vasi e vasetti, con ripiani disseminati di formaggi e, magari, salumi appesi al soffitto. Un’usanza che, nelle case di campagna, risale alla notte dei tempi. Addirittura, ricorrevano stanze da letto, regolarmente utilizzata per dormire, che svolgevano anche il ruolo di camera di stagionatura. Taluni potrebbero sorriderne o storcere il naso, ma quegli insaccati appesi non erano considerati affatto disdicevoli. Al contrario: erano emblema di abbondanza domestica.
Il passaggio dall’antiquariato al modernariato – e l’affermazione del concetto, generico, di vintage – ha rilanciato in grande stile queste contaminazioni fra casa e bottega. E nei mercatini dell’usato è sempre più facile imbattersi in strumenti, attrezzi e oggetti associati a vecchie rivendite. Pensiamo a certe imponenti e bellissime bilance da banco. Oppure ai registratori di cassa del passato, quelli in cui si riponevano monete e banconote e che trillavano ogni volta che si apriva il cassetto. Ancor più ricorrenti sono le affettatrici, a cominciare da quelle a volano, magari restaurate e rifunzionalizzate.
Lo stesso vale per i vecchi arredi da negozio, dai banconi agli espositori di pasta (con cassetti vetrati che lasciavano intravedere le varie tipologie e i vari formati), fino ai frigoriferi con vetrate e ai contenitori da banco (come i vasi di vetro ripieni di caramelle)… L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, abbracciando simboli da bar (pensiamo alle macchine per il caffè espresso e alle bottiglie di liquori), cartelloni pubblicitari, confezioni di marchi storici (dalle scatole di latta dei biscotti ai cofanetti delle caramelle) e mille altri simboli d’antan sempre più strettamente associati alla dimensione domestica. E sempre più apprezzati.