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Gli ambienti invisibili

Sono i grandi assenti sulle riviste che parlano di case antiche. Eppure ogni abitazione – compresi i minuscoli appartamenti di città – ne conta almeno uno. Parliamo degli “ambienti invisibili”, delle stanze che nessuno mostra mai…

Lo sanno tutti: una casa non si compone solo di cucina, sala da pranzo, soggiorno, studiolo e biblioteca (in realtà rarissimi, soppiantati dalla solita tv in bella vista), stanze da letto e bagni… Il vero spirito domestico – non filtrato da esigenze di rappresentanza e, per questo, capace di ritrarre il volto più sincero di chi abita una dimora – è rappresentato anche da quegli ambienti che, di norma, hanno sempre la porta chiusa. E che, in occasione delle nostre visite, ci vengono mostrati solo di sfuggita. Parliamo di dispense, cantine, ripostigli, garage, lavanderie, solai, soffitte, ambienti tecnici, settori domestici ancora in attesa di rinascita…

Stavolta abbiamo pensato di affrontare questo argomento. E ne parliamo a ragion veduta, perché nell’ambito del recupero architettonico queste stanze sono numerosissime. Ci riferiamo soprattutto alle strutture rurali, di norma piene zeppe di vecchi ambienti originariamente dedicati al lavoro e oggi tutti da reinventare.

Tettoie esterne: effetto garage

Le antiche strutture contadine comprendono spesso portici e ambienti aperti, anticamente utilizzati per i trattori e gli attrezzi agricoli. Taluni reinventano questi spazi, dotandoli magari di pareti vetrate. Altri li lasciano esattamente come li hanno trovati. È il caso del portico nella foto (quello che si intravede sullo sfondo), utilizzato come garage. In occasione della nostra visita, i padroni di casa hanno portato la macchina all’esterno (una meravigliosa Fiat 500 d’antan, con tanto di apertura controvento, perfetta per suggellare l’atmosfera antica), trasformando il garage in un più prevedibile e “lezioso” salottino. Ma la destinazione d’uso effettiva è chiara e centratissima.

Anfratti stagionali

Nei complessi architettonici rurali ricorrono anfratti e angoli esterni dalle proporzioni vincolanti che rappresentano una stuzzicante sfida per chi insegue destinazioni d’uso desuete. Se questi settori sono sufficientemente grandi, è possibile creare ambienti sospesi fra interno ed esterno fruibili nel corso della bella stagione.

Se, al contrario, questi settori hanno proporzioni vincolanti (come nel caso della piccola nicchia), è possibile trasformare il vano in una sorta di ripostiglio da esterno, dove far confluire tutti quegli oggetti e quegli arredi inutilizzabili in inverno o in caso di maltempo. In questo caso, i padroni di casa l’hanno trasformato in legnaia e in vano dove riporre attrezzi e cesti per la raccolta di frutti e ortaggi.

Stalla rock multifunzionale

Una bellissima stalla scandita da colonne e con il soffitto scandito da volte. Poteva essere trasformato un ambiente domestico ben più prevedibile, ortodosso, pettinato, rifinito, “di rappresentanza”… I proprietari, invece, sono intervenuti con piglio giovane e vitale, cavalcando anche la presenza di figli giovanissimi. Hanno mantenuto intatta l’antica conformazione, trasformando questa stalla in uno spazio multifunzionale, per fare e ascoltare musica (anche a volume sostenuto), per le attività manuali (c’è un angolo laboratorio), per godersi un po’ di relax, per leggersi un libro, per per far baldoria con gli amici senza mettere a soqquadro gli ambienti domestici veri e propri. Non solo: in estate, in questi vecchi ambienti di lavoro, la temperatura è un po’ più fresca e godibile.

Officina di recupero

Un grandissimo capanno ricavato in antichi ambienti di lavoro e trasformato in spazio multifunzionale, utilizzato come garage, laboratorio e officina. Tutt’intorno hanno trovato posto materiali e attrezzi per il fai da te e per la cura dei motori, una passione del padrone di casa. Ma l’aspetto peculiare di questo ambiente è rappresentato dall’involucro strutturale meticolosamente ristrutturato con materiali di recupero e una cura solitamente riservata agli ambienti domestici veri e propri. Anzi: potremmo dire che il recupero di questo ambiente gareggia, in qualità, con tante dimore di rappresentanza.

Cantine e sotterranei: l’antico intatto

Alcuni ambienti “invisibili” sono permeati di un’atmosfera antica ancora più forte degli ambienti effettivamente ristrutturati. È il caso di certe cantine e di certi ambienti di lavoro lasciati esattamente com’erano in origine. Senza abbellimenti e senza sotterfugi estetizzanti. Come nel caso di questi vecchi ambienti seminterrati – freschissimi e, probabilmente, utilizzati come cantina e stanza di stagionatura per formaggi e salumi – con la pavimentazione “da esterni” delle origini. L’assenza di rimaneggiamenti ne rivela la dimensione antica più autentica ed emozionante, spesso meritevole di essere valorizzata.

Laboratorio domestico

Un angolo di una stalla trasformato in un laboratorio domestico. Girando per case antiche abbiamo ammirato svariate stanze di lavoro: la passione per i materiali di recupero si traduce spesso in una spiccata manualità, in creatività e in un approccio visionario che, spesso, conduce a voler creare o restaurare da sé oggetti e arredi per la propria casa. Specie per chi ama lavorare il legno e la pietra. Il banco da falegname è uno degli elementi ricorrenti nelle case degli appassionati maschi. Nelle case trasfigurate con gusto femminile, invece, si ammirano spesso stanze in cui le padrone di casa si dilettano soprattutto con l’arte tessile. Fra macchina per cucire, spagnolette multicolore, ritagli di passamaneria, scatole di bottoni…

Tra casa e lavoro: rituali di decompressione

È uno degli aspetti più misconosciuti da chi abita in vecchie costruzioni contadine, quelle che abbracciavano ambienti di lavoro e ambienti domestici veri e propri. Il passaggio da una dimensione all’altra era sempre suggellato da uno spazio intermedio, da una sorta di stanza di decompressione in cui ci si ripuliva e ci si rassettava prima di varcare la soglia di casa. Fondamentale lavarsi le mani (chi ha avuto dei nonni contadini ricorda certamente un lavabo o anche un semplice secchio o un grande mastello, con sapone di Marsiglia e anche pietra pomice), togliere le scarpe sporche di terra e cambiarsi gli indumenti, spesso madidi di sudore o maleodoranti (specie per chi lavorava nella stalla). Solo dopo questo rituale si poteva finalmente entrare in casa, per riposare o per riunirsi a tavola, suggellando la fine della giornata lavorativa. Nella foto, un ambiente ristrutturato che ricrea – con accorgimenti più contemporanei – un antico spazio di decompressione. Nell’ambiente introduttivo ci si può lavare, togliere le scarpe e appoggiare ciò che non era decoroso portare in casa. In una stanza comunicante, invece, c’è l’angolo lavanderia.

Solai e soffitte: storie di famiglia

Ci sono ambienti domestici che, anno dopo anno, diventano veri e propri archivi storici, stipati di oggetti e curiosità che raccontano la storia di famiglia. Parliamo di soffitte, di solai… Quanto più le case sono vissute tanto più le sorprese aumentano. Specie se i proprietari non hanno l’ossessione dell’ordine a tutti i costi (vocazione degna d’ammirazione ma che cancella sistematicamente tante sorprese e tanti futuri tesori). Ad ogni visita si scopre sempre qualcosa di dimenticato, capace di risvegliare tenerezze dimenticate. Tutti noi, da bambini, ci recavamo nella soffitta dei nonni con il batticuore, con una fortissima emozione e con un pizzico di timore, specie se non c’era luce elettrica. Fra le ragnatele, la polvere e la penombra, ci si sentiva veri e propri esploratori. E ogni singolo oggetto sembrava raccontare storie remote e misteriose. Alcuni di quegli oggetti meritano di essere riportati alla luce, ripuliti e ricollocati in settori domestici un po’ più visibili. Com’è stato fatto in questo sottoscala, dove i padroni di casa hanno assemblato alcuni tenerissimi ricordi d’infanzia.

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