Tutti i colori del cotto
Un materiale senza tempo sempre uguale ma sempre diverso. Ripercorrendo il nostro archivio fotografico capita spessissimo di imbattersi in dettagli ravvicinati di elementi in cotto. E ogni volta ci fermiamo incantati a contemplare l’unicità di quel singolo manufatto artigianale, che, dietro l’apparenza generica, rivela storie sempre diverse. La trama tattile e lo stato di conservazione dei bordi raccontano di epoche più o meno recenti; le superfici possono rivelare la collocazione originale (pensiamo a certi pavimenti scavati dal continuo calpestio e altri, invece, perfettamente lisci); il cromatismo rivela l’origine da argille più o meno ricchi di ossido di ferro… Gli indizi su cui soffermarsi sono sempre tantissimi. Ci sono alcuni raccoglitori di materiali edili ed esperti di recupero architettonico talmente allenati, minuziosi ed esperti da riuscire a individuare l’epoca e la provenienza geografica di questi manufatti. Vale soprattutto nel caso dei materiali più antichi, realizzati rigorosamente con l’argilla locale e, dunque, caratterizzati da caratteristiche precise e pressoché uniformi nel tempo. Pensiamo a certi terreni argillosi da cui si ricava un cotto di uno spiccato rosso. Per contro, ci sono terreni da cui si ottengono manufatti dal cromatismo ben più pallido. Andando avanti negli anni e con la diffusione del trasporto su ruote, queste specificità locali si sono gradualmente dissolte. Alcune fornaci, per ottenere caratteristiche un po’ più bilanciate, si servono di argille provenienti da zone diverse, miscelate fra loro in modo da ottenere un bel cotto rosato. Anche i linguaggi del restauro architettonico e della ristrutturazione – pur celebrando la tradizione costruttiva locale e le caratteristiche dei materiali legati a quelle stesse zone – hanno contribuito a sparigliare le carte e rimescolare geograficamente il cotto proveniente da zone diverse.
Lievi variazioni dell’antico
Quel che ci interessa, stavolta, è esplorare le combinazioni fra manufatti in cotto antico, caratterizzate sempre da impercettibili variazioni cromatiche che si esaltano non appena si combinano fra loro i singoli elementi. Come nel caso della foto sopra, dove l’uniformità rosata dei pavimenti è percorsa da impercettibili ma vibranti differenze di colore.
Artifici al naturale
Con il cromatismo del cotto naturale si possono inseguire gli effetti più disparati. È il caso di questa scacchiera, scaturita dalla giustapposizione alternata di riquadri in cotto di colore diverso, alcuni di un vivido rosso-bruno, altri di un giallo pallido. Questa differenziazione, del tutto naturale, si presta a brillanti artifici creativi ed estetici. Per esempio: invece di utilizzare i riquadri a scacchiera, è possibile disegnare geometrie lineari per rimarcare cromaticamente lo sviluppo di un corridoio; è possibile incorniciare settori di pavimento, magari in corrispondenza di un tavolo; e, ancora, è possibile rimarcare una soglia o un varco di passaggio fra un ambiente domestico e l’altro… Ma attenzione: artifici di questo tipo presuppongono un ferreo controllo delle geometrie (meglio se sperimentato prima di cominciare a fissare i singoli elementi) e delle scorte di materiale chiaro o scuro.
Cotto, stracotto e bruciato
Oltre alle variazioni cromatiche naturali, dipendenti dalle argille più o meno ferrose, il cotto antico si caratterizza per le disomogeneità di cottura. Non è raro imbattersi in pezzi relativamente crudi e altri letteralmente bruciati, più o meno anneriti. Nelle case del passato, i materiali non perfettamente cotti venivano comunque utilizzati, seppur, per questioni di “decoro”, in settori segreti o poco visibili. Gli appassionati di recupero architettonico, invece, amano farne tesoro anche nei settori visivamente più evidenti. Talvolta con risultati brillanti, altre volte meno. Perché non è facile dislocare in maniera ragionata le imperfezioni di cottura. Che si traducono in un effetto policromo disordinato. Provare a raggrupparli è spesso vano: si corre il rischio di concentrare gli elementi scuri in singoli punti, con appesantimenti visivi sbilanciati e apparentemente poco ragionati anche quando sono ponderatissimi. Meglio puntare su una bilanciata casualità, magari lasciandosi guidare dalla luce naturale dell’ambiente, e collocando il cotto bruciato nei vertici e nei settori meno illuminati e meno evidenti, evitando il centro della stanza.
Smalti e argilla
Oltre al cromatismo naturale, il cotto può essere trasfigurato con l’ausilio di smalti. E fra le soluzioni più eleganti sono da annoverare le scacchiere che alternano il colore del cotto naturale a un solo singolo colore alternativo, come nel caso di questa combinazione di bianco e cotto. Una formula sufficientemente minimalista da potersi elegantemente estendere anche per ampie porzioni di pavimento o di parete, senza apparire troppo invasiva o pesante.
Naturale, smaltato, decorato
Oltre al cotto uniformemente smaltato, è possibile ricorrere a piastrelle decorate. C’è chi le dispone uniformemente, puntando sullo stesso colore o sull’affinità del motivo decorativo, formula che non riserva vere sorprese e che, anzi, tende a essere recepita come scontata, banale e sottilmente inefficace. C’è chi li alterna – brillantemente – per coppie (magari puntando su un elemento monocromo dominante intercalato, qua e là, da piastrelle decorate, purché cromaticamente affini alle altre). E c’è chi li mescola, com’è stato fatto nella foto sopra. La padrona di casa ha coraggiosamente alternato elementi in cotto naturale, elementi smaltati monocromi ed elementi caratterizzati da decorazioni ben più elaborate. L’alternanza di questi singoli pezzi tanto caratterizzanti presuppone grande controllo. L’effetto, a livello strutturale, è quello di un vero e proprio tappeto non rimovibile e non cancellabile. Dunque, prima di procedere al lavoro definitivo è fondamentale avere ben chiaro il risultato che si desidera ottenere. Evitando di avvicinare fra loro elementi cromaticamente troppo simili.
Arlecchini acquerellati
Ci sono svariate tipologie di smalti. Alcuni si caratterizzano per la patina lucida, vetrosa e cromaticamente compatta; altri per la superficie più ruvida, sottile e trasparente. Di fatto, dal punto di vista tattile, è come se si trattasse di cotto vero e proprio, pur trasfigurato da una tavolozza – tenue e acquerellata – di grande impatto. Questi elementi, in virtù della delicatezza cromatica, non creano effetti di dissonanza estrema. E si prestano alla realizzazione di scacchiere piacevolmente armoniche anche quando – come Arlecchino – puntano sull’alternanza dei colori più diversi.