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Una coppia di inginocchiatoi racconta…

I nuovi filoni del recupero architettonico, dallo shabby all’industrial style, hanno certamente contribuito alla diffusione dell’antico. Ma hanno compresso il concetto di storicità, dissolvendo le coordinate cronologiche, stilistiche, geografiche e anche il concetto – fondamentale – di tipicità locale.

Di quando in quando, vale la pena ricordare che esistono arredi che dispiegano un intero universo di riferimenti: è possibile risalire all’epoca, alla zona geografica, allo stile, alla tipologia dei committenti e, talvolta, addirittura alla bottega artigiana in cui un mobile ha preso forma.

Due inginocchiatoi bergamaschi

È il caso di questa coppia di inginocchiatoi delle collezioni Fine Art by Di Mano in Mano. Oltre l’evidente pregio estetico, questi due bellissimi elementi d’arredo si prestano a un sorprendente gioco di rimandi storici preclusi al “nuovo” antico.

Stilisticamente, questi due esemplari sono riferibili a una bottega bergamasca attiva nella prima metà del XVIII secolo. Lo confermano le analogie con un cassettone e una coppia di angoliere presentati da Enrico Colle, un’autentica autorità in campo storico artistico e antiquario, in un volume dedicato alle collezioni del Museo di Arti Applicate del Castello Sforzesco di Milano.

Paesaggi dipinti che arredano

Le creazioni di questa bottega artigiana bergamasca si caratterizzavano per la presenza di pannelli lignei dipinti, raffiguranti paesaggi naturali lambiti da piccoli centri abitati, allusi da campanili e torri in lontananza.

Questo gusto paesaggistico ricorreva nei mobili tedeschi. Ma mentre in Germania le vedute erano realizzate a intarsio, la nostra bottega bergamasca le ricreava pittoricamente con la cosiddetta tecnica “all’acquetta”, una procedura simile all’acquerello, che facilita la penetrazione del colore nel legno, che consente una certa precisione del disegno e una resa brillante, seppur capace di lasciar trasparire il cromatismo del legno sottostante.

 

Affinità strutturali a raffronto

Oltre al gusto paesaggistico, questi inginocchiatoi recano analogie con un arredo, pubblicato da Clelia Alberici su “Il mobile lombardo”, caratterizzato dalla medesima conformazione strutturale, in particolare dei montanti sagomati e intagliati che sorreggono il pannello di fondo e il poggia-braccia.

Lo stesso vale per un cassettone, già nelle collezioni Fine Art by Di Mano in Mano, che presenta decorazioni dipinte e una conformazione strutturale affine.

 

Una bottega “a quattro mani”

Il raffronto fra i due inginocchiatoi e gli altri arredi sembrerebbe rimandare alla medesima bottega bergamascale cui creazioni rivelavano una formulazione a quattro mani. Si identifica infatti l’apporto di due artigiani: un pittore, autore dei paesaggi, e un decoratore, fautore degli intarsi a volute fitomorfe.

“Ben note sono altre importanti botteghe bergamasche attive in quegli anni – raccontano gli amici di Di Mano in ManoLe più conosciute, quelle dei Rovelli e dei Caniana, erano specializzate nell’intarsio. Con questi studi speriamo di contribuire alla riscoperta di questa prolifica bottega bergamasca specializzata nella realizzazione di mobili dipinti”.

 

Per approfondimenti:

Clelia Alberici, Il mobile lombardo, Milano, Görlich, 1969, pp. 61, 63, 99.

Musei e Gallerie di Milano. Museo d’Arti Applicate, mobili e intagli lignei, a cura di Enrico Colle, Milano, Electa, 1996, pp. 61-63, cat. nn. 46, 47.

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